Luisa Adorno L'ultima provincia Collana: La memoria pp. 180, Euro 8,00 Isbn: 88-389-0229-1 «Rare sono le volte in cui il Prefetto parli senza esservi costretto, rarissime quelle in cui la Prefettessa, essendovi costretta, riesca a farlo...». Un romanzo ambientato in una prefettura degli anni Cinquanta, attraverso cui Luisa Adorno traccia il ritratto della burocrazia italiana del dopoguerra. È difficile dalla letteratura italiana moderna e contemporanea ritagliare, sia pure in antologia di non rilevante volume, una letteratura delle istituzioni. Che cosa è il Parlamento, che cosa una prefettura, un ufficio di polizia, un consorzio agrario, un ente di assistenza, una capitaneria di porto, uno stato maggiore e così via, si ha l'impressione che soltanto la letteratura italiana ne abbia mancato la rappresentazione. Tanto vero che indelebili ci restano le eccezioni a questa regola: il Parlamento dell'Imperio di De Roberto, la questura di Roma di Carlo Emilio Gadda, L'Eca di Palermo di Matteo Collura... Questo libro di Luisa Adorno racconta che cosa è una prefettura, che cosa è un prefetto. E lo racconta con una vivacità, un'ironia, un brio da far pensare a certe pagine di Brancati. Luisa Adorno è nata a Padova e vive a Roma. Ha collaborato a «Il Mondo» di Pannunzio e a «Paragone». I suoi romanzi Le dorate stanze (!985, Premio Prato-Europa e Premio Pisa), Arco di luminara (Premio Racalmare-Leonardo Sciascia e Premio Viareggio 1990), La libertà ha un cappello a cilindro (1993), Sebben che siamo donne (Premio Vittorini 1999) e Foglia d'acero (2001), pubblicati da questa casa editrice, sono tradotti in varie lingue. Nella stessa collana i racconti di Come a un ballo in maschera (1995). Con Jy ina tastnà ha curato la traduzione del romanzo di Helena mahelovà La fermata del treno dei boschi pubblicato nella collana «Il castello».