<DescrizioneBreve>Questo volume vuole essere uno strumento di lavoro per operatori sanitari di ambito psicologico e psichiatrico coinvolti nella cura e nel supporto di pazienti con un funzionamento borderline della personalità. Grazie alla presenza di esempi clinici e alla aggiornata bibliografia, il testo si rivela utile anche per studenti e specializzandi in psicologia e psichiatria. L'esperienza clinica maturata negli anni e i molti dati di ricerca permettono oggi di affermare che la guarigione dal disturbo borderline è possibile. Il volume descrive il metodo GET (Gruppi Esperienziali Terapeutici), ideato e costruito nel 2009 all'interno del Day Hospital per la diagnosi e il trattamento dei disturbi di personalità dell'IRCCS Ospedale San Raffaele-Turro di Milano, partendo dall'esperienza diretta con i pazienti. Attualmente è impiegato in contesti ambulatoriali e comunitari. Il trattamento si basa su una specifica visione del funzionamento borderline di personalità e dei cardini della sofferenza del paziente: le crisi innescate dal processo di disregolazione emotiva, l'evitamento sociale, l'intollerabilità del contatto con il mondo emotivo e con il corpo, le difficoltà e le conflittualità delle relazioni oggettuali. Il metodo permette al paziente non solo il superamento dei sintomi ma anche la ripresa del proprio percorso evolutivo: favorisce infatti la maturazione e l'integrazione del Sé, che può giungere a una migliore individuazione e strutturazione. Lo strumento gruppale, che è il cuore del trattamento, diventa esperienza trasformativa e offre una risorsa terapeutica relazionale fondamentale per una patologia delle relazioni oggettuali. Il metodo si articola in varie fasi che seguono lo sviluppo stesso della persona all'interno del percorso terapeutico: da un iniziale approccio cognitivo-esperienziale evolve in gruppi a impostazione psicodinamica. Questo volume vuole essere uno strumento di lavoro per operatori sanitari di ambito psicologico e psichiatrico coinvolti nella cura e supporto di pazienti con un funzionamento borderline della personalità e, in generale, con disturbi della disregolazione emotiva: psicologi, psicoterapeuti, psichiatri, TeRP, educatori professionali, operatori dei servizi sociali. Inoltre, grazie alla presenza di esempi clinici e alla aggiornata bibliografia, può essere utile anche per studenti e specializzandi in psicologia e psichiatria.
La cura del paziente intesa nella sua globalità può talvolta essere messa in secondo piano dall'uso delle tecniche e dei metodi specifici di ogni singola professionalità, con il rischio di considerare solo il disturbo e non la persona che pone la domanda di aiuto. La Pedagogia Relazionale del Linguaggio (PRL) è un approccio che mette la relazione al centro del processo di cura. Questo libro raccoglie contributi dei formatori dell'Istituto Chassagny, fondato in Francia negli anni Settanta e introdotto in Italia nel 1986 dalla Dottoressa Marina Steffenoni.
Fratelli e sorelle interagiscono su un asse orizzontale, che si interseca, come su un piano cartesiano, con quello verticale, costituito dal mondo degli adulti. Se nell'universo socializzato dei bambini e delle bambine più grandi la lacaniana 'legge del padre' proibisce l'incesto e l'omicidio lungo l'asse verticale, nel mondo presociale del bambino piccolo è quella che Mitchell definisce 'legge della madre' a impedire che omicidio e incesto avvengano tra fratelli e sorelle. L'autrice affronta in questo volume un'analisi psicoanalitica delle relazioni nella fratria, rintracciando la presenza, o la significativa assenza, di fratelli e sorelle nel lavoro di tre grandi autori: Donald Winnicott, Wilfred Bion e Jean-Bertrand Pontalis. Ogni bambino piccolo vive, indipendentemente dall'arrivo reale di un fratellino o di una sorellina, un 'trauma della fratria' (altro punto cardine della concezione di Mitchell), un momento in cui la propria identità di bebè della famiglia è messa in discussione. Non è più quello che era ma non è ancora quello che diventerà; l'ingresso nel mondo sociale attenua, almeno in apparenza, questo trauma, che tuttavia è rimasto troppo a lungo inesplorato e secondo l'autrice si ripropone con forza nell''omicidio legalizzato' rappresentato dalla guerra e nell''incesto legalizzato' rappresentato dal matrimonio. In chiusura del volume viene affrontato un altro punto nodale della teoria della psicoanalista britannica, il concetto di 'genere', da utilizzare esclusivamente sull'asse orizzontale, poiché basato sulla bisessualità psichica, cioè sulla presenza psichica dell'altro sesso in ciascuno di noi.
Questo classico della psicoanalisi postfreudiana raccoglie i risultati di una ricerca clinica e teorica di esemplare unità, nella quale si dipana, arrivando a esiti di grande suggestione, quella complessa tematica del narcisismo che occupa un posto centrale non solo nella teoria e nella pratica psicoanalitica, ma anche nella storia e nella critica della cultura. In termini assai originali e provocatori, Grunberger connette questa fase di sviluppo individuale alla profonda aspirazione umana all'unità e alla pienezza, al sogno di una beatitudine senza bisogni, di un'istintualità totale propri dell'esperienza originaria della condizione prenatale, precedente alla "caduta" nel mondo, alla nascita della coscienza e alla scoperta del linguaggio, e capaci di esercitare per tutta la vita un irresistibile richiamo nostalgico. Ma, come insegnano il mito, il folclore e la letteratura stessa, gremiti di luoghi paradisiaci, sotto la megalomania e l'illusionismo narcisistici si celano frustrazione e sconfitta, derivanti dal rifiuto di un confronto concreto con il reale. Presentazione di Fausto Petrella.
La stagione "tarda" della vita non coincide con un'età anagrafica, anche se può essere connotata dal presagio della fine. "Tardo" si può applicare a frutti fuori stagione, a stagioni che decollano tardive, a intuizioni e conoscenze che maturano "dopo", al sentimento di caducità che impregna la vita. I brevi capitoli di questo libro, in uno snodarsi non sistematico, si lasciano spostare, saltare, comporre e ricomporre seguendo la propria curiosità. Come viaggiare per il mondo è un'esperienza fugace - e non c'è racconto, video o fotografia che la renda davvero - così l'autrice riesce a mostrarci soltanto sequenze di lampi, sfocati e inconclusi, volti a suggerire direzioni possibili, non a definirle, spiegarle, sistematizzarle. In questo gioco ininterrotto tra chiarezze e oscurità, tra il coraggio di procedere e la necessità di sostare, vengono a delinearsi confini, alture e pianure, di quel "continente ostico" che è l'età tarda, in cui ritrovare la memoria dell'essenziale.
Il presente Trattato delle garanzie nelle comunicazioni si propone di dotare professionisti e studiosi di uno strumento sistematico che raccoglie tutta la disciplina rientrante nel perimetro operativo dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), quindi le sue molteplici competenze, analizzate alla luce delle rilevanti novità normative europee e nazionali e dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e dottrinali. Nell'alveo di un profondo ripensamento degli equilibri istituzionali, l'AGCOM è chiamata a confermare la sua capacità di interpretare al meglio la posizione di terzietà e di autorevolezza tecnica, assicurando la corretta competizione degli operatori nei settori vigilati (dalle comunicazioni elettroniche all'audiovisivo, dall'editoria ai servizi postali, sino alle piattaforme on line), nonché a garantire alcuni diritti e libertà fondamentali (tra cui il pluralismo all'accesso, la tutela dei minori e dei consumatori). Inoltre l'Autorità deve fronteggiare la sfida dell'innovazione, per tenere il passo dell'evoluzione tecnologica e del tecnicismo dei settori vigilati. Il Trattato offre un quadro completo del contesto normativo e regolamentare di riferimento, che ha subito di recente notevoli mutamenti, tra cui il recepimento del nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, quindi, della nuova direttiva sui Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (attraverso il nuovo TUSMA) e della direttiva Copyright, il varo del Digital Services Package, comprendente i nuovi regolamenti europei destinati a regolare i servizi e i mercati digitali, ovvero il Digital Services Act (DSA, Reg. UE 2022/2065), il Digital Markets Act (DMA, Reg. UE 2022/1925), nonché del Data Governance Act (DGA, Regolamento (UE) 2022/868). In tale ottica, l'Opera si articola in tredici parti: Parte I, di carattere generale sulle comunicazioni nell'ordinamento europeo e nazionale; Parte II, dedicata all'analisi delle funzioni AGCOM in relazione ai mercati, tra cui quello delle comunicazioni elettroniche, nonché i mercati media; Parte III, sulle questioni connesse alle reti; Parti IV e V, che si concentrano sui servizi media e servizi postali; Parte VI, sul data valuation e della regolazione dei settori digitali; Parte VII, focalizzata sugli strumenti a tutela dei consumatori; Parte VIII relativa al diritto d'autore; Parte IX, sui profili concernenti il sindacato giurisdizionale; Parte X, dedicata alla disciplina del golden power; Parte XI, incentrata sulla privacy, in particolare sul Reg. UE E-Privacy; Parti XII e XIII sugli oneri al funzionamento di AGCOM e Registro unico degli operatori di comunicazione. Completa l'opera un Indice analitico dettagliato, al fine di orientarsi e rintracciare agevolmente l'argomento di specifico interesse all'interno di una trama così complessa.
L'opera raccoglie le massime relative ad ogni articolo del Codice Civile e per tale motivo è ammessa in sede di esame di abilitazione alle professioni forensi. Le suddette pronunce sono selezionate e ordinate con una tale cura da diventare un vero e proprio commento ragionato, in pieno e consueto stile 'Breviaria Iuris". I commenti sono suddivisi in 'paragrafi' (elencati nel sommario inserito subito dopo il testo normativo) che danno immediata raffigurazione degli orientamenti giurisprudenziali attraverso l'individuazione dei "temi" più importanti e specifici che sono poi sviluppati nel commento a seguire (su doppia colonna). Ognuno di questi "temi" è composto da più unità di commento, visibili con un pallino nero numerato. La singola unità di commento è formata da una o anche più massime, sempre indicate con gli estremi di anno e numero (es. 05/12345), che grazie alla precisione e cura con cui sono ordinate aiutano il candidato nel ragionamento. All'interno di tali commenti è fatto uso di segni grafici assai importanti per velocizzare la ricerca e la comprensione: l'indicazione dei contrasti, delle pronunce delle Sezioni Unite, nonché, per un'agevolata lettura delle decisioni che conduca ad un rapido esame del loro contenuto, si è fatto ricorso ai consueti accorgimenti espressivi, i c.d. neretti orientativi, messi con attenzione sulle parole-chiave in modo tale da riproporre un periodo di senso compiuto. In tutto il commento al Codice Civile è contenuta un'accurata selezione della giurisprudenza, provvedendo alla sostituzione della 'vecchia' con quella più recente. Gli autori hanno tenuto conto di tutte le novità normative che hanno modificato gli articoli del Codice Civile. In tali casi, laddove siano intervenute modifiche legislative, sarà presente il primissimo paragrafo di commento intitolato "Modifiche legislative" che darà conto delle nuove disposizioni entrate in vigore.
L'idea di dare vita a un trattato di diritto costituzionale muove dalla considerazione di un vuoto significativo nel panorama editoriale italiano, passato e presente, dato dalla mancanza di una trattazione della nostra comune disciplina, che sia, ad un tempo, sistematica, scientificamente rigorosa e destinata ad un ampio pubblico di lettori (...)
La speciale disciplina del procedimento davanti al giudice di pace - contenuta nel Titolo II del Libro I del codice ed oggetto di questo volume del Commentario - delinea un rito fortemente ispirato ai principi di oralità e concentrazione, e soprattutto molto semplificato rispetto a quello che regola il processo ordinario di cognizione che si svolge dinanzi al tribunale. Come affermato dalla Corte costituzionale, il procedimento davanti al giudice di pace è anzi connotato dalla «massima semplificazione delle forme», e per esso il legislatore ha dettato una disciplina del tutto peculiare, in ragione della «diversità ontologica» di tale rito rispetto a quello ordinario. Detta semplificazione risponde in primo luogo alle esigenze proprie dell'amministrazione della c.d. «giustizia minore», tradizionalmente affidata al giudice onorario. Basti pensare al contenuto semplificato dell'atto introduttivo, alla possibilità di proporre la domanda anche verbalmente, o alla libertà di forme prevista per la costituzione in giudizio: sono questi esempi di disposizioni ereditate dal giudice conciliatore, volte a rendere effettiva la facoltà per le parti di stare in giudizio senza il patrocinio di un difensore. In realtà, l'ambito delle competenze civili attribuite al giudice di pace supera di gran lunga i confini della giustizia minore; non per questo, però, può trascurarsi l'importanza di una normativa processuale adeguata alle controversie di modesta entità: tale cioè da assicurare anche agli small claims un'effettiva possibilità di accesso alla giurisdizione, senza che possa in contrario invocarsi l'alibi rappresentato dalle procedure di ADR. Prendendo le mosse da queste considerazioni, il volume analizza tutte le fasi del giudizio davanti al giudice di pace, affrontando i numerosi problemi applicativi originati da una disciplina assai scarna e spesso bisognosa di essere integrata attraverso le norme del processo ordinario. Particolare attenzione è inoltre rivolta al più generale quadro evolutivo della materia, ovvero alle novità introdotte sia dalla riforma della magistratura onoraria, sia dalla recente legge delega 206/2021, di riforma del processo civile.
"La piccola conformista" è un romanzo quasi completamente affidato alla voce di un personaggio. Basta sfogliare qualche pagina, leggere le prime righe, ed eccola lì l'eroina della storia, Esther Dahan. Comica, senza freni inibitori, tagliente, forse indimenticabile. Esther è una bambina intimamente conservatrice, si autodefinisce «di destra» e si è trovata a crescere in una famiglia di sinistra negli anni Settanta a Marsiglia. Da irriducibile reazionaria sogna l'ordine, il rispetto delle regole, i «vestitini blu» delle brave ragazze cattoliche, desidera una vita inquadrata dalla normalità. In casa sua, a parte lei, tutti sono eccentrici, girano nudi, si lanciano piatti quando litigano, rifuggono regole e comportamenti conformisti, perbenisti, benpensanti. La madre, atea, anticapitalista e sessantottina, lavora come segretaria al municipio. Il padre è un ebreo francese nato in Algeria, ed esorcizza l'ansia di un prossimo olocausto stilando liste maniacali di compiti da svolgere. Si aggiungono poi un fratello minore iperattivo e i nonni paterni, che vivono nel ricordo nostalgico del glorioso passato nell'Algeria francese e trascorrono le giornate giocando alla roulette con i ceci, che serviranno poi a cucinare il cuscus domenicale. L'esistenza di Esther subisce una svolta quando i genitori, imprigionati nelle loro contraddizioni, decidono inspiegabilmente di mandarla in pasto al nemico, ossia in una scuola cattolica nel quartiere più borghese di tutta Marsiglia. Esther trova forse il suo paradiso personale, osserva e riflette sullo stile di vita dei genitori, dei nonni, delle compagne così diverse da lei, fin quando un segreto custodito a lungo metterà tutto in discussione. La comicità può raccontare anche gli aspetti più oscuri degli individui, l'ironia e la lucidità possono sondare il mistero della felicità e del dolore. In questo romanzo il desiderio di voler essere come tutti gli altri fa esplodere ogni logica parentale e ogni lessico familiare, e la quotidiana follia e normalità di una famiglia diventano lo strumento di un'appassionata ricerca di vita e di verità, con un sorriso a rischiarare il buio.
Oltre al suo lavoro di poliziotto, l'agente capo James O'Connor non ha molto altro da perdere: sua moglie è morta e lui ha dovuto lasciare Dublino per fuggire dal dolore e dalla dipendenza dall'alcol. Ora è un irlandese al servizio degli inglesi, e questo significa convivere con il disprezzo dei colleghi e la tirannia dei superiori. E significa anche indagare tra i suoi connazionali. O'Connor può infatti contare su una rete di informatori fidati all'interno della Fratellanza feniana, la società segreta determinata a rovesciare il dominio britannico. Dopo l'impiccagione di tre feniani accusati di aver ucciso un poliziotto, in città la tensione tra inglesi e irlandesi sale ogni giorno di più. E la situazione precipita con l'arrivo di Stephen Doyle, uno spietato ex soldato appena sbarcato da New York. Doyle è partito dall'Irlanda tanti anni prima, ma le è sempre rimasto fedele ed è disposto a tutto per difendere la causa feniana. Anche a uccidere. A fare per primo le spese della sua sete di violenza è Thomas Flanagan, un giovane informatore. Il ragazzo viene brutalmente giustiziato e la caccia a Doyle diventa una questione privata per il detective. Quando poi Michael Sullivan, il suo nipote ventenne appena arrivato dagli Stati Uniti, viene reclutato dalla polizia per infiltrarsi nella Fratellanza, il destino di O'Connor si stringe a quello di Doyle in un inestricabile nodo di vendetta e morte...
Il passato del detective Dane Kirby è popolato di fantasmi: ha perso moglie e figlia in un incidente che non riesce a perdonarsi, e a distanza di anni fatica a rimettersi in sesto. Quando l'Fbi inizia a indagare sulla morte di Arnie Blackwell, un criminale con il vizio del gioco brutalmente assassinato in Florida, Dane viene chiamato ad affiancare l'agente Roselita Velasquez, che non sembra gradire l'intrusione del nuovo collega. Eppure Dane è l'uomo chiave per il caso: tutti gli indizi portano a un grande combattimento di galli organizzato a Hard Cash Valley, in Georgia del Nord, e solo lui, con l'aiuto degli amici di sempre, sa aggirare le tacite norme che regolano i territori di Bull Mountain. Quando al delitto si aggiunge la scomparsa di William, il fratellino di Arnie, affetto dalla sindrome di Asperger, Dane e Roselita iniziano un'impietosa caccia all'uomo, tra agenti corrotti e killer senza scrupoli. Dopo "Bull Mountain" e "Come leoni", Brian Panowich torna con un romanzo costruito come un'incalzante corsa contro il tempo; e ci consegna un nuovo protagonista, disposto ad affrontare i suoi demoni in nome dell'amore e di una giustizia non dettata dalle leggi, ma da un più potente ideale di umanità e fiducia.
Giulia Ricci è una donna in carriera, una carriera che sta per finire. Messa all'angolo da un capo ottuso, decide finalmente di mollare tutto e andare contro quella corrente che giorno dopo giorno sembra trascinarla sempre più lontano da quel che davvero sente dentro di sé. Inaspettata, la vacanza in barca in una piccola isola del Tirreno le offre un'occasione per ricominciare, lasciandosi affascinare da quel piccolo angolo di paradiso per coltivare la passione per il mare e la subacquea. Finché, durante un'immersione, il ritrovamento casuale di un misterioso relitto non minaccerà di sconvolgere il suo nuovo fragile equilibrio, catapultandola d'improvviso in una caccia al tesoro senza fiato, nella quale dovrà fare i conti con uomini disposti a tutto e interessi molto più grandi di lei. E Giulia, affiancata da un'indimenticabile squadra di amici, nel desiderio di trovare finalmente la propria onda non potrà che accettare la sfida, provando a risolvere quell'enigma di secoli fa, sepolto forse per sempre sott'acqua.
Huckleberry Finn è diventato grande; ha abbandonato da tempo la vita civile vissuta da ragazzo e insieme a Tom Sawyer si è avventurato nel Far West, dove le regole non esistono. Insieme, cavalcano sulle rotte del Pony Express, mentre attorno a loro divampa la Guerra di secessione. Ma ben presto Tom capisce di non voler fuggire dalla civiltà: sposa la sua antica fidanzata Becky Thatcher e torna a Est per inseguire potere e successo. Huck rimane solo: doma cavalli selvaggi, guida carovane di fanatici religiosi, diventa amico dell'indiano Eeteh che gli racconta le storie dei Grandi Spiriti. Sotto i suoi occhi, l'America moderna nasce e si impone con la violenza e con l'inganno, pagando il progresso con il sangue dei nativi e dei neri, non più schiavi ma non ancora liberi. Robert Coover si confronta con una figura chiave della letteratura mondiale: Huck è disincantato ma ancora innocente, affronta la vita senza pregiudizi e senza filtri. Al contrario di Tom, che conosce il potere e ne ha imparato ogni astuzia, vede la verità oltre le parole e porta alla luce le profonde contraddizioni del sogno americano. Denso di poesia, esilarante e a tratti crudele, "Huck Finn nel West" è un romanzo d'avventura e insieme la storia stessa dell'America contemporanea; e parla a quella parte di noi che si nutre di miti, che li inventa continuamente, e attraverso la narrazione riscopre e plasma la propria vita.
Nata su una barca, con la particolarità di avere sei dita per zampa, separata molto presto dal resto della cucciolata, questa piccola gatta è un dono del capitano Stanley al suo buon amico Ernest. Lui, da quel giorno, dalla sua piccola Biancaneve - l'ormai celebre Snow White - non si separa quasi mai, la porta persino a pesca. E lei è l'unica ad avere il privilegio di entrare nel suo studio mentre lavora alla macchina da scrivere. Vorrebbe addirittura portarla con sé nei suoi viaggi, ma la gatta preferisce aspettarne il ritorno e intanto andare al porto a cercare il resto della famiglia di cui sente la mancanza. Dopo mesi, al ritorno dal suo lungo giro per il mondo, c'è una vera sorpresa per Biancaneve... Una storia così bella da meritare di essere vera. Età di lettura: da 6 anni.
Il piccolo Luigi è nato in Calabria, terzo figlio di una famiglia di poverissimi pescatori. La pancia spesso vuota, ma il cuore pieno di amore per i fratelli e i genitori, Gigino ha sempre saputo di essere il terzo dito della mano, quello più lungo, che deve sostenere tutti gli altri. Per questo a soli sedici anni lascia l'Italia per lavorare. Non è un'esistenza facile quella dell'emigrato, ma un giorno Gigino incontra una donna che riconosce in lui grandi potenzialità, una donna che cambierà la sua vita per sempre e che farà di lui il suo assistente di laboratorio. Quella piccola signora dalla volontà indomita e dal piglio di principessa è Rita Levi Montalcini, una grandissima scienziata che nel 1986, dopo una luminosa carriera universitaria e di ricerca tra gli Stati Uniti e l'Italia, ha vinto il Nobel per la Medicina. La sua è stata una vita straordinaria, e Gigino la racconta dal punto di vista privilegiato di chi l'ha potuta seguire dà vicino, lavorando al fianco della studiosa e accompagnandola attraverso le incredibili scoperte che hanno rivoluzionato il mondo della ricerca scientifica. Ispirandosi a una storia vera, Luigi Garlando dà vita a un romanzo sull'impegno e la forza di volontà che, con la sua delicatezza e poesia, riesce a toccare il cuore di ciascuno di noi. Età di lettura: da 10 anni.
Il piccolo Ulf si perde sempre. Per questo suo padre gli ha proibito di andare a vedere la Grande gara in bicicletta che attraversa la città. Ma una volta rimasto solo a casa, Ulf sfoglia i fumetti dei supereroi e si accorge di avere anche lui una tuta stretta come la loro: il suo pigiama rosso! Basta indossarlo e infilare il caschetto da hockey, ed ecco Super Ulf, il bambino portentoso, capace di sfrecciare in cielo in sella alla sua bici e di vincere ogni sfida. In poche pedalate Super Ulf varca il cancello e si ritrova proprio tra i ciclisti in corsa, allontanandosi sempre più da casa. Riusciranno i suoi superpoteri a evitargli di perdersi come sempre? In una nuova divertente avventura, il piccolo Ulf ricorre a tutta la sua fantasia per scendere a compromessi con il più difficile dei compiti: ubbidire a mamma e papà. Età di lettura: da 7 anni.
C'è una strada un po' inesperta che non sa dove andare. Si piega in grosse curve, salta su ponti alti, si fa stretta e poi si allarga per non disturbare nessuno. Ma poi tutti cominciano a chiederle di andare di qua e di là, di su e di giù e la strada è stremata! Sta per fermarsi, quando incontra un bambino che è proprio come lei. La strada e il piccolo non conoscono ancora la loro direzione, ma adesso possono cercarla insieme. Età di lettura: da 4 anni.
Nel raccontare qui per la prima volta la storia della sua vita, ripercorsa attraverso gli eventi che hanno segnato l'umanità negli ultimi ottant'anni, Papa Francesco condivide le origini di quelle idee che in molti considerano audaci e che contraddistinguono il suo pontificato: dalle coraggiose dichiarazioni contro la povertà e la distruzione ambientale, alle dirette esortazioni ai leader mondiali affinché traccino una rotta diversa su temi come il dialogo tra i popoli, la corsa agli armamenti, la lotta alle diseguaglianze. Dallo scoppio della Seconda guerra mondiale nel 1939 - quando il futuro Pontefice aveva quasi tre anni - fino ai giorni nostri, Jorge Mario Bergoglio prende per mano le lettrici e i lettori accompagnandoli con i suoi ricordi lungo un viaggio straordinario attraverso i decenni. La voce del Papa, con le sue personalissime memorie, si alterna a quella di un narratore che in ogni capitolo ricostruisce lo scenario storico in cui si inseriscono. Nelle parole del Pontefice: «Life vede la luce perché, soprattutto i più giovani, possano ascoltare la voce di un anziano e riflettere su ciò che ha vissuto il nostro pianeta, per non ripetere più gli errori del passato. Pensiamo, ad esempio, alle guerre che hanno flagellato e che flagellano il mondo. Pensiamo ai genocidi, alle persecuzioni, all'odio tra fratelli e sorelle di diverse religioni! Quanto dolore! Giunti a una certa età è importante, anche per noi stessi, riaprire il libro dei ricordi e fare memoria: per imparare guardando indietro nel tempo, per ritrovare le cose non buone, quelle tossiche che abbiamo vissuto insieme ai peccati commessi, ma anche per rivivere tutto ciò che di buono Dio ci ha mandato. È un esercizio di discernimento che dovremmo fare tutti quanti, prima che sia troppo tardi!»
Papa Francesco, nell'annunciare il Giubileo del 2025, ha deciso di dedicare l'anno preparatorio al tema della preghiera. Quanto per lui sia importante questo è continuamente segnalato dalla frase con cui saluta, dopo ogni incontro coi fedeli: Ricordatevi di pregare per me. Questo refrain, che dà anche il titolo a questo libro, non è solo un tema di circostanza, ma descrive bene dove la fede di papa Bergoglio è centrata: in Dio. Il presente volume si propone come uno strumento offerto a ciascuno per rispondere all'invito del Papa attraverso le sue stesse parole. Il libro è arricchito dalla prefazione del nipote di papa Francesco, José Narvaja (pure gesuita), che aggiunge un tratto intimo alle pagine.
Quanto c'è di vero a proposito della convivenza apparentemente «tesa» tra i due Papi di cui tanto si è parlato negli ultimi anni? Dove finisce la realtà e dove comincia il mito nella ricostruzione di una vicenda storica senza precedenti, che ha suscitato e continua a suscitare giudizi contrastanti? Per chiarire che cosa è avvenuto dietro le mura vaticane in un decennio decisivo per il futuro della Chiesa cattolica, sostiene Javier Martínez-Brocal, non si è tenuto conto del punto di vista di un personaggio principale, l'unico in grado di fare luce sul tema dall'interno: papa Francesco. Intenzionato a consegnare al lettore la versione di Bergoglio, il vaticanista di lungo corso lo ha incontrato varie volte tra l'estate del 2023 e l'inizio del 2024, e insieme hanno ripercorso le tappe fondamentali dei due pontificati, tra cui la rinuncia di Benedetto, i momenti più intimi e dolorosi, le cerimonie più significative. Bergoglio non si sottrae, al contrario incoraggia gli interrogativi del giornalista, che sempre lo incalza attingendo al confronto tra la biografia di Benedetto e quella di Francesco, a quanto avevano detto l'uno dell'altro prima e dopo essere divenuti successori di Pietro, a cronache e interviste, alla ricerca dei punti di contatto e delle differenze. Il risultato è un dialogo vivace e mai scontato che, al riparo dalle semplificazioni e dal sensazionalismo dei titoli della stampa, permette al Papa di aprirsi e raccontare per la prima volta la verità sul suo rapporto con Benedetto XVI. Ricca di rivelazioni e di riflessioni, questa straordinaria testimonianza in presa diretta è profondamente toccante per le esperienze umane e spirituali su cui getta nuova luce.
"Sulle tracce di Cristo" è un documento in presa diretta del pellegrinaggio guidato nel settembre 1986 da don Luigi Giussani nel suo primo e unico viaggio nella terra di Gesù. Appunti di viaggio e di cronaca la cui attualità resta intatta mediante la lezione che Giussani ha dato ai suoi compagni, ponendosi, come sempre nella sua predicazione, da uomo davanti all'annuncio di Cristo. Durante il viaggio don Giussani ascolta e commenta il Vangelo, affronta l'indomita originalità dell'ebraismo, riporta l'attenzione sull'evento unico del cristianesimo come fatto accaduto in un determinato luogo e in un certo periodo storico e trasporta il senso di quell'evento nella contemporaneità mostrando lo spazio che deve e può avere nel tempo presente. In questa nuova edizione - arricchita di una nuova prefazione del cardinale Pierbattista Pizzaballa, dal 2020 patriarca di Gerusalemme dei Latini - le meditazioni e conversazioni con don Luigi Giussani assumono il valore di preziose testimonianze per l'oggi, uno strumento unico per risalire al cuore della fede e del cristianesimo.
Kathy scrive. Kathy prende il sole a bordo piscina in un resort della Toscana, si ubriaca di porto, frequenta le mostre più in voga di Londra. Kathy sta per sposarsi. Sta legando per sempre la sua felicità a quella di un'altra persona e questo la spaventa. Anzi, Kathy è nel panico, scrolla le notizie sul telefono e legge, legge di un mondo che sta cadendo a pezzi. Cosa deve fare con tutte queste informazioni orrende, con tutto questo odio, questa violenza che la attraversa e la lascia senza fiato, insonne, intorpidita e impotente? Vale la pena di iniziare ad amare sul serio, se la fine del mondo è dietro l'angolo? "Crudo", il primo romanzo di Olivia Laing, è una brillante esplorazione dei mali del nostro tempo: rassegnazione, paura, scetticismo non risparmiano la protagonista, una versione contemporanea della scrittrice Kathy Acker. Ma c'è una cura. Non fermiamoci, anche se l'abisso si spalanca sotto di noi, continuiamo a scrivere, ad amare, a addentare gli attimi di felicità. Saliamo su quell'aereo, tuffiamoci in quella piscina. Viviamo, Kathy, come se il futuro non esistesse, perché è così che il futuro si materializza di fronte a noi.
Salento, 1959. Lorenzo e Agnese hanno perso tutto. E lo capiscono quando, con gli occhi tristi che si porta dietro da una vita, il padre annuncia di aver venduto il saponificio di famiglia, un'eredità che lui ha vissuto come una condanna. Per Lorenzo e Agnese, invece, quella fabbrica che il nonno ha creato dal nulla, che profuma di talco, di essenze floreali e di oli vegetali, e che occupa ogni loro pensiero, era la certezza di un presente sereno e la promessa di un futuro da tracciare insieme, uniti. Quindi l'idea di rimanere lì come semplici operai sotto un nuovo, arrogante padrone è devastante per entrambi. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, se ne va sbattendo la porta, col cuore colmo di rabbia e con un solo obiettivo: trovare i soldi necessari per riprendersi quello che è suo. Ma Agnese non lo segue: tanto risoluta se si tratta di formulare saponi quanto insicura quando le tocca abitare il mondo al di fuori del saponificio, dichiara: «Io resto dov'è casa mia». È una crepa profonda, apparentemente insanabile, quella che si apre tra fratello e sorella e li spingerà su strade opposte e imprevedibili. Perché vogliono la stessa cosa, Lorenzo e Agnese, almeno finché l'amore non li porterà di nuovo a un bivio. Ognuno dei due farà una scelta, tracciando un altro domani... Sarà per entrambi un domani senza rimpianti? Questa è la storia della passione che prima unisce e poi divide un fratello e una sorella. Una storia che parla di decisioni prese ascoltando la mente o il cuore oppure tutti e due. Di quell'istante che può cambiare una vita intera. Ma anche di un'Italia che, incredula, sta scoprendo un improvviso benessere, che lavora alla catena di montaggio e poi canta con Mina e balla al ritmo del twist, giovane, creativa, impaziente...
Jordan Alexander è una ragazza determinata e senza mezze misure. I suoi articoli per il giornale della Maine University non fanno sconti a nessuno e lo sanno bene i Black Bears: una serata di baldoria della squadra si conclude alla centrale di polizia ed è proprio lei, pubblicando la notizia, a mettere la firma sulla loro esclusione dalla finale del campionato di hockey. Ma quando a causa della sua penna tagliente si ritrova senza un tetto sopra la testa, l'unico che sembra poterla ospitare è proprio uno dei giocatori, Nathan St. James. Eppure, non appena Jordan mette piede in casa di Nate, si rende conto che l'ostilità dell'attaccante non è niente in confronto al risentimento del suo coinquilino e compagno di squadra. Chase Williams, il difensore scontroso e intransigente, la detesta per aver mandato a monte anni di sacrifici sportivi e non manca di ricordarglielo. La convivenza prende però presto una piega inaspettata. Se Nathan, il golden boy che tutte desiderano, Jordan compresa, è disposto a deporre le armi, Chase non ha nessuna intenzione di perdonarla. E allora perché non riesce a togliersela dalla testa?
Dalla "Simmetria dei desideri" fino a "Tre piani", Eshkol Nevo ha narrato delle infinite forme del desiderio. Forme che, di volta in volta gioiose o perturbanti, torbide o pure, alimentano o infrangono le magnifiche storie d'amore, familiari e d'amicizia da lui raccontate. Il desiderio, nella sua inaccessibile oscurità, è insomma ciò che fa sì che la narrativa di Nevo assolva il compito proprio della scrittura capace di avvincere il lettore: "parlare", come indica Sebald, "in maniera chiara di cose oscure". Le storie contenute in "Legami" non soltanto non fanno eccezione a questo compito, ma costituiscono una delle sue più riuscite conferme. Si tratti delle vicende narrate in "Ogni cosa è fragile", in cui l'amicizia è chiamata a lenire la malattia, e la passione a rivendicare i suoi diritti; del legame tra un padre e un figlio capace, in "Hungry Heart", di allontanare il primo dalla sua patologica volubilità; di un'occasione d'amore perduta che, in "Forty-love", il destino appronta di nuovo; di una proposta di matrimonio che, in "Non ti piacerà", appare indecente per le convenzioni e i costumi stabiliti, il desiderio, ospite ingrato o, al contrario, atteso, travolge certezze, confini, irrompe nella commedia degli equivoci in cui si svolge la vita, richiede decisioni che chiamano alla sfida. Se all'esistenza umana è data sempre la facoltà di un nuovo inizio, nulla più della forza liberatoria del desiderio - sembra dire Nevo nelle storie narrate in questo libro - rappresenta la possibilità di ricominciare daccapo, e di abbattere così i muri del pregiudizio e dell'esclusione.
Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l'imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell'isola, all'ombra del maresciallo Tito "occhi di vipera". A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l'infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, "dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie". Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all'improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all'altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l'Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato "un fratello, un amico, un antagonista", che Alma deve ricevere l'eredità del padre. Ma Vili è l'ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare - l'infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l'aria seducente respirata all'ombra del confine - e quello che sarà. Federica Manzon scrive un romanzo dove l'identità, la memoria e la Storia - personale, familiare, dei Paesi - si cercano e si sfuggono continuamente, facendo di Trieste un punto di vista da cui guardare i nostri difficili tentativi di capire chi siamo e dov'è la nostra casa.
Tutti gli amanti giurano che il loro amore è diverso da quello degli altri. Specie all'inizio, quando la risacca della vita non ha ancora intaccato il sentimento. Poi le cose cambiano, e le storie tendono a somigliarsi. Ma non questa. L'amore raccontato in queste pagine - tratto da una vicenda di cronaca nera - ha avuto un finale sorprendente, che solo la realtà e una sua misteriosa giustizia potevano immaginare. Del resto «il destino, quando si accanisce, mostra pure una certa fantasia». Dopo "Dove non mi hai portata", Maria Grazia Calandrone indaga le vite dei protagonisti di un fatto realmente accaduto, con sguardo da investigatrice e sensibilità da poetessa. E ci restituisce una vicenda in cui i chiaroscuri sono così tanti e intrecciati da impedirci una lettura unica. Come in tutte le storie d'amore. «"Magnifico e tremendo stava l'amore" rielabora un caso di cronaca nera. Il 27 gennaio 2004, dopo circa vent'anni di violenza subita, Luciana uccide con dodici coltellate l'ex marito Domenico e, insieme al nuovo compagno, ne getta il corpo nel fiume Tevere. Il 24 giugno 1965 mia madre Lucia, dopo anni di violenza subita da parte del marito, getta sé stessa nel fiume Tevere, insieme al suo nuovo compagno, mio padre. Perché in quegli anni non esiste la legge sul divorzio. Il motivo della mia ossessione è fin troppo evidente. Ma la vicenda giudiziaria di Luciana si conclude con un provvedimento destinato a fare giurisprudenza. Mi è parso allora utile, anzi necessario, rintracciare negli atti processuali le motivazioni umane e legali di una sentenza tanto d'avanguardia. L'analisi della storia e dei suoi esiti ha finito per generare un libro che ha sorpreso per prima chi l'ha scritto, essendo diventata un'opera scorretta, che non assume esclusivamente il punto di vista della vittima, si chiede anzi chi dei due sia la vittima, quale patto leghi i protagonisti e in quale oscurità delle persone quel patto abbia radicato. Chi scrive, insomma, ha cercato di comprendere profondamente le ragioni della violenza. E forse, chissà, ha lavorato proprio per emanciparsi da uno sguardo semplice sulla violenza. Non c'è dunque condanna, ma esposizione, quando possibile poetica, di quel magnifico e tremendo amore» (Maria Grazia Calandrone).
Mentre i tedeschi avanzano in Polonia nel 1939, Elisha Pomeranz, piccolo orologiaio ebreo con la passione della matematica e della musica, scappa nella foresta, lasciandosi dietro la bella e intelligente moglie Stefa. Stefa non vede il pericolo arrivare. E persino iscritta al circolo Goethe della cittadina, anzi ne è una delle star! Ma quando la situazione peggiora, prima si chiude in casa, poi finisce in un campo di concentramento e infine si ritrova in Russia, costretta ad accettare di diventare un'agente sovietica. Elisha, dopo aver peregrinato per i boschi europei, essere stato catturato e poi rilasciato, arriva prima in Grecia e poi in Israele, dove va a vivere in un piccolo kibbutz, e silenziosamente si rimette a riparare gli orologi, a cercare la musica nella matematica e la matematica nella musica, quasi incredulo di aver forse trovato un'oasi da cui non deve fuggire. Stefa ed Elisha sognano di rivedersi ma nel frattempo si avvicina un'altra guerra e tutto sembra di nuovo crollare.
La rubrica "Taccuino di un vecchio sporcaccione" debutta sulle riviste underground statunitensi nel maggio del 1967. Cronista di eccezione è Charles Bukowski, che in questa raccolta - estrapolata dalle sue migliori pagine -ci accompagna con la consueta lucidità dissacrante dai rivoluzionari anni sessanta ai disincantati anni ottanta. Gli scenari cambiano ma Bukowski rimane sempre fedele e leale a se stesso.
La quiete della notte tra il 16 e il 17 luglio 1937 viene turbata a Bellano da un grido di donna. Trattasi di Emerita Diachini in Panicarli, che urla «Al ladro! Al ladro!» perché ha visto un'ombra sospetta muoversi tra i muri di via Manzoni. E in effetti un balordo viene poi rocambolescamente acciuffato dalla guardia notturna Romeo Giudici. E Serafino Caiazzi, noto alle cronache del paese per altri piccoli reati finiti in niente soprattutto per le sue incapacità criminali. Chiaro che il ladro è lui, chi altri? Ma al maresciallo Maccadò servono prove, mica bastano le voci di contrada e la fama scalcinata del presunto reo. Ergo, scattano le indagini. Prima cosa, interrogare l'Emerita. Già, una parola, perché la donna spesso non risponde al suono del campanello di casa, mentre invece è molto attivo il suo cane, un bastardino ringhioso e aggressivo che si attacca ai polpacci di qualunque estraneo. E il Maccadò, dei cani, ha una fifa barbina. "A cantare fu il cane" ci offre una delle storie più riuscite di Andrea Vitali. I misteri e le tresche di paese, gli affanni dei carabinieri e le voci che si diffondono incontrollate e senza posa, come le onde del lago, inebriate e golose di ogni curiosità, come quella della principessa eritrea Omosupe, illusionista ed escapologa, principale attrazione del Circo Astra per le sue performance, ma soprattutto per il suo ombelico scandalosamente messo in mostra. E per la quale, così si dice, ha perso la testa un giovanotto scomparso da casa...
Inizi del X secolo. Le forze dei regni di Wessex e Mercia si sono unite per sconfiggere i danesi, ma i regni della Gran Bretagna continuano a essere minacciati dall'instabilità e dalle pressioni dei vichinghi. Quando Aethelred, signore di Mercia, muore senza lasciare eredi, il trono vacante è l'ideale per scatenare rivalità sopite. Mentre l'aristocrazia della Mercia discute della successione e i territori dell'ovest cercano di accampare pretese, nuovi nemici si avvicinano dalle frontiere del Nord. I sassoni avrebbero un disperato bisogno di una guida forte, invece continuano a lottare per un trono abbandonato, rischiando di minare l'unità e la forza che hanno faticosamente costruito. Uhtred di Bebbanburg, il più grande guerriero della Mercia, appoggia Aethel-flaed, la consorte di Aethelred, come legittima erede al trono, perché sa che anche lei crede nel sogno di un unico regno di Inghilterra. Ma i nobili accetteranno che sia una donna a prendere il potere, anche se è la vedova di Aethelred e la sorella del re di Wessex?
La Principessa Qualcosa di Troppo, fin dalla nascita, rivela di possedere una meravigliosa, ma pericolosa caratteristica: non ha limiti, è esagerata in tutto quello che fa. Si muove troppo, piange troppo, ride troppo e, soprattutto, vuole troppo. Ma, quando sua madre muore, la Principessa si ritrova "un buco al posto del cuore". Smarrita, prende a vagare per il regno e incontra così il Cavalier Niente che vive da solo in cima a una collina e passa tutto il giorno a "non-fare qualcosa di importante". Grazie a lui, anche la Principessa scopre il valore del "non-fare". E del silenzio, dell'immaginazione, della noia: tutto quello da cui era sempre fuggita. Tanto che, dopo avere fatto amicizia con il Cavalier Niente, Qualcosa di Troppo gli si ribella e pur di non fermarsi e di non sentire l'insopportabile "nostalgia di Niente" che la perseguita vive tante, troppe avventure... Fino ad arrivare in un misterioso tempio color pistacchio e capire che "è il puro fatto di stare al mondo la vera avventura". Chiara Gamberale si concentra sul rischio che corriamo a volere riempire ossessivamente le nostre vite, anziché fare i conti con chi siamo e che cosa vogliamo. Grazie a un tono sognante e divertito, e al tocco surreale delle illustrazioni di Tuono Pettinato, "Qualcosa" ci aiuta così a difenderci dal Troppo. Ma, soprattutto, ci invita a fare pace col Niente.
"Il carcere è come la giungla amazzonica, come un paese in guerra, un'isola remota, un luogo estremo dove la sopravvivenza è la priorità e i sentimenti primari sono nitidi": forse è per questo che, da narratrice attratta dai luoghi dove "l'uomo è illuminato a giorno", Daria Bignardi trent'anni fa è entrata per la prima volta in un carcere. Da allora le prigioni non ha mai smesso di frequentarle: ha collaborato con il giornale di San Vittore, portato in tv le sue conversazioni coi carcerati, accompagnato sua figlia di tre mesi in parlatorio a conoscere il nonno recluso, è rimasta in contatto con molti detenuti ed è tuttora un "articolo 78", autorizzata cioè a collaborare alle attività culturali che si svolgono in carcere. Ha incontrato ladri, rapinatori, spacciatori, mafiosi, terroristi e assassini, parlato con agenti di polizia penitenziaria, giudici, direttori di istituto. Per scrivere di quel mondo si è ritirata per mesi su un'isola piccolissima: Linosa. Ma il carcere l'ha inseguita anche lì. E gli incontri e la vita sull'isola sono entrati in dialogo profondo con le storie viste e ascoltate in carcere. Bignardi ci racconta il suo viaggio nell'isolamento e nelle prigioni, anche interiori, con la voce unica con cui da sempre riesce a trasportarci al centro delle esperienze, partendo da sé, mettendosi in gioco, così come ha fatto la mattina del 9 marzo 2020 in un video girato di fronte a San Vittore, mentre alcuni detenuti salivano sul tetto unendosi alle rivolte che stavano scoppiando in molte carceri italiane. In seguito a quegli eventi sarebbero morte tredici persone recluse. "So come vanno le cose col carcere" scrive, "il carcere lo odiano tutti. Alcuni amano il carcere degli altri, per così dire": parlarne è un gesto inevitabilmente politico, perché rivolgendo lo sguardo al carcere lo si rivolge al cuore della società, ma questo è anche e prima di tutto un libro personale, in cui ogni cosa - ritratti, riflessioni, cronaca, ricordi - è cucita assieme dalla scrittura limpida e coinvolgente di Daria Bignardi.
Marnie ha trentotto anni e l'impressione che la vita le stia scivolando tra le dita. Piano piano, amici e amiche hanno preso le loro strade - matrimoni, figli - e ora vivono a Hastings o Stevenage, Cardiff o York, mentre lei è rimasta a Londra, con l'unica compagnia dei suoi libri, litri di tè e un telecomando che non deve condividere con nessuno. Ogni tanto finisce addirittura a dialogare con le uova nel frigo o a interrogare la macchia d'umidità in bagno: «Oh no, ancora tu?» Non che il suo lavoro la immerga nella folla: correggere bozze, per quanto appassionante, la relega spesso al ruolo di consigliera discreta che avvisa l'autore quando ha un pezzo di insalata tra i denti. Michael ha quarantadue anni e non sa bene come rimettere assieme i cocci della sua vita, andata in frantumi quando la moglie lo ha lasciato. Nonostante il mestiere lo porti a trovarsi sempre circondato di persone, perlopiù liceali nelle cui testoline tenta di inculcare la geografia, il suo unico conforto sono lunghe camminate solitarie nella brughiera. Un sedativo naturale di cui ha un bisogno disperato che tuttavia non è compreso da tutti, meno che mai dalla collega e amica Cleo, che si offre continuamente di accompagnarlo. Fino a quando le generose offerte diventano un obbligo senza scampo e Michael si ritrova membro riluttante di una comitiva impegnata in un trekking che attraversa l'Inghilterra da costa a costa, dal Lake District a Robin Hood's Bay, passando per le verdeggianti Dales e le atmosfere cupe delle Moors spazzate dai venti. Una comitiva di cui fa parte anche Marnie. Fra tuffi in laghi ghiacciati e disastrose ascese sotto la pioggia, paesaggi da romanticismo inglese e playlist improbabili, Marnie e Michael scopriranno di vivere la più inaspettata delle avventure, sull'orlo di una nuova amicizia, o forse qualcosa di più.
Arrivato alla soglia dei novant'anni, dopo aver affascinato i suoi lettori con i segreti della Storia, della musica e della religione, Corrado Augias racconta l'avventura di una vita, la sua. E con grande talento di narratore, evoca l'infanzia in Libia, il ritorno a Roma, l'incubo dell'occupazione tedesca, il collegio cattolico, i primi passi nel giornalismo, e poi «Telefono giallo» e «la Repubblica». È un racconto che ha il calore e l'empatia della conversazione tra amici: la vita s'impara, ci dice Augias - soprattutto se non si perdono mai la curiosità intellettuale e la passione civile. A quasi novant'anni, Corrado Augias è un prezioso testimone del cambiamento. L'Italia di oggi - esclusi gli eterni vizi nazionali - assomiglia poco a quella di ieri. Augias ci racconta l'infanzia passata in Libia al seguito del padre ufficiale della Regia Aeronautica; la guerra e i bombardamenti; l'incubo di una feroce e lugubre occupazione; gli anni in un collegio cattolico, per lui che oggi si confessa ateo. E poi la vita professionale, il giornalismo, i libri, le fortunate circostanze che lo hanno reso partecipe di tre eventi importanti nella vita culturale del paese: la nascita della Direzione centrale programmi culturali della Rai; la fondazione del giornale «la Repubblica» nel 1976, il rilancio di RaiTre nel 1987. L'invenzione di alcuni fortunati programmi televisivi da «Telefono giallo» a «Babele», da «Città segrete» alla più recente creatura «La gioia della musica», ultimo programma ideato per la Rai prima del passaggio a La7 ancora una volta con un fortunato programma di cultura: «La Torre di Babele». Accadimenti che sono però solo la parte pubblica di un percorso che ha una componente intima ancora più interessante: il lungo apprendistato a una matura dimensione d'intellettuale. Agli eventi che hanno scandito la sua vita, Augias affianca le letture di cui s'è nutrito e dalle quali ha «imparato a vivere». Da Tito Lucrezio Caro a Renan, da Feuerbach a Freud e poi Spinoza, Manzoni, Beethoven, Nietzsche, Leopardi, i suoi maestri sono pensatori, poeti, narratori, musicisti: una costellazione ampia che non esita a chiamare il suo pantheon, figure che hanno arricchito il suo percorso professionale e, insieme, la sua consapevolezza di cittadino.
«Non smetterà mai di piovere. Continuerà per sempre. Non sarà più possibile uscire all'aperto, l'acqua salirà, raggiungerà i piani alti dei palazzi, tutti moriranno e l'umanità si estinguerà insieme agli animali in terra. Sopravvivranno solo i pesci. Non smetterà mai di piovere, e non importa. Sarà meglio, anzi, così questa maledetta città si laverà, alla fine». Leonida Brancato era stato un penalista imbattibile. Il re del cavillo, lo chiamavano. Quando era andato in pensione, in procura avevano fatto festa. Da anni non si sapeva più nulla di lui, ma ora qualcuno lo ha ucciso e ha infierito sul suo cadavere. Un omicidio che appare privo di movente e che mette di nuovo alla prova i Bastardi. Sotto un diluvio che non concede tregua, circondati da nemici e nonostante dolorosi problemi personali, i formidabili poliziotti del commissariato di Pizzofalcone si districheranno fra segreti, ipocrisie, rancori. Arrivando a scoprire una verità quanto mai inaspettata.
«Quando desideri tanto qualcosa, fai come il colibrì: non aver paura di cadere. Anzi, impara a farlo a tutta velocità, per poi risalire.» Questa volta, però, a Teo sembra impossibile risalire: è stato bocciato in seconda liceo, ma soprattutto ha fatto qualcosa di davvero sbagliato, e ora dovrà scontare un'estate di lavori socialmente utili. Sa che è una punizione giusta, eppure c'è qualcosa dentro di lui che non riesce a tenere a bada. Teo la chiama la Cosa proprio perché non è in grado di darle un nome: sa solo che è un nemico troppo forte e di cui non ha il coraggio di parlare a nessuno. Di certo non ai suoi genitori, distanti anni luce, ma nemmeno a Peach, la sua migliore amica, l'unica che sa leggere i suoi silenzi e aggiustare con la musica i suoi giorni storti. Tutto cambia quando su una panchina incontra un signore anziano che dice di essere un ex professore di nome Francesco Bove. Giorno dopo giorno, il professore lo porta nei posti più disparati e gli parla di miti greci e filosofi con parole che Teo non ha mai sentito: parole che lo spronano a non arrendersi, a porsi le domande giuste, perché capisca che non è solo, che tutti siamo in cerca di una ragione di vita, di un dono che ci renda speciali. Solo che, per capire cosa sia, l'unico modo è non smettere mai di tentare, fallire e riprovare, coltivare l'arte dell'imperfezione per tirare fuori il capolavoro che vive dentro di noi. Anche a costo di scoprire verità che ci fanno paura, come la fine di una misteriosa ragazza di cui nessuno sa più nulla e la cui storia sembra voler dire qualcosa a Teo. L'autore è tornato con uno dei suoi personaggi più amati di sempre: il professor Bove di "Eppure cadiamo felici". Un romanzo sulle paure che ci impediscono di essere felici: paure che non vanno allontanate, ma ascoltate. Perché a volte bisogna attraversare il buio per scoprire la meraviglia di uno spiraglio di luce.
Tradimenti, follie d'amore, improbabili squadre di detective e amici innamorati: la scuola di Roby non è mai un posto tranquillo. Niente paura, però: ci pensa lei a risolvere la situazione! Ma siamo sicuri che lo farà nel modo giusto? Età di lettura: da 8 anni.
L'anziano Shinta e la figlia Akane sono appassionati di Rakugo, tradizionale genere di teatro giapponese nel quale un attore, da seduto, esegue monologhi d'effetto, interpretando più personaggi. Pur essendo un ottimo narratore, Shinta non è mai riuscito a superare l'esame per raggiungere il livello di shin'uchi, il più alto per un rakugoka. Decisa a seguire e superare l'esempio del padre, Akane sarà disposta a tutto pur di affermarsi in questo mondo, non proprio accogliente verso una giovane ragazza con sogni di gloria. Ha finalmente inizio il campionato di rakugo, dedicato agli studenti, la Coppa Karaku. Akane si distingue di fronte al pubblico grazie alla sua bravura fuori dal comune. Come avrà sfruttato il suggerimento di Koguma per vincere soltanto grazie all'interpretazione di Jugemu? Purtroppo lo stile rakugo particolare dei suoi rivali potrebbe sbarrarle la strada... I desideri dei partecipanti si scontreranno, rendendo imprevedibile la sfida.
Iniziano le lezioni al campus Kimetsu! In questo spin off di DEMON SLAYER - KIMETSU NO YAIBA gli indimenticabili personaggi della serie si ritrovano in una scuola fuori dal comune, dove regnano le risate! Una serie imprevedibile, ricca di gag e comicità, che non può mancare sugli scaffali dei fan della fortunata serie di Koyoharu Gotouge!
L'ultimo numero della saga del Guerriero Nero realizzato direttamente dal compianto maestro Kentaro Miura! Caska ha finalmente recuperato il senno perduto... Ma l'onirico viaggio di Shilke e Farnese non ha certo guarito tutte le ferite del suo animo martoriato. Riuscirà ad affrontare i ricordi che l'incontro con Gatsu le riporterà alla mente?
Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Quando vuoi giocare con i tuoi genitori al mattino, devi controllare che siano svegli. Se sono ancora sotto le coperte, puoi portar loro una bella tazza di caffè. E se sfortunatamente rovesci tutto il caffè e le scorte sono quasi finite? Occorre trovare un'altra soluzione... Con un po' di ingegno e pazienza, il piccolo Zeb riuscirà a preparare una deliziosa prima colazione per la mamma e il papà. Un'altra tenera storia con protagonista l'amatissimo cucciolo di Zeb e la scorta di baci. Età di lettura: da 2 anni.
Cosa succede a un papà quando il suo piccolo, di prima mattina, lo sveglia saltando felice sul letto? Succede che deve correre al parco alla velocità di un aeroplano, giocare a pallone, comperare la merenda, andare sullo scivolo e poi sull'altalena e, mentre tornano a casa, ascoltare i mille progetti per il giorno dopo del suo piccolo mentre lui lo tiene per mano e gli dice che è il papà più bravo del mondo. Ma finalmente, una volta a casa, lo aspetta una bella poltrona e una coperta morbida, giusto il tempo di rilassarsi, chiudere gli occhi e... Età di lettura: da 3 anni.
Nessuno vuole fare il pisolino! Tutti hanno una buona ragione per non sdraiarsi. Il coccodrillo dice che è per i bambini piccoli, la scimmia ribatte che è troppo occupato e la iena ride stupidamente! Come faranno a fare la nanna tutti questi animali della giungla? Un libro perfetto per convincere anche i bambini più insonni a riposarsi un po'. Età di lettura: da 3 anni.
La sveglia fa drin drin, il solletico della mamma fa ghiri ghiri, l'acqua che scorre fa splash, la macchina fa brum brum... Così inizia la mattina del piccolo coccodrillo il primo giorno di asilo. E quando il campanello fa dlin dlon e la maestra fa cucù, pian piano, l'ansia di separazione dalla mamma e dal papà diventa gioia di fare tante scoperte con i suoi nuovi amici. La giornata scorre serena, la pappa fa gnam gnam, la nanna fa zzz zzz e le bolle di sapone fanno puf, il tamburo fa ratataplan e il triangolo fa tling... È già ora di tornare a casa ed è arrivata la mamma: cosa dice il coccodrillo? Smack smack! Una storia deliziosa fatta di suoni onomatopeici e delicate illustrazioni per raccontare un giorno molto importante nella vita di un bambino. Età di lettura: da 3 anni.
Tantissime finestrelle a sorpresa! Un libro in cui in ogni apertura il bambino si divertirà ad aprire 2 finestrine, una sotto l'altra per una sorpresa doppia! Un effetto matriosca che stimolerà la sua manualità e le sue capacità cognitive: infatti mentre si diverte impara a mettere in relazione le cose della sua quotidianità. Età di lettura: da 3 anni.
Un'andata e un ritorno da una terra struggente e difficile. Il resoconto dettagliato di un'epica e travagliata esperienza on the road. Il team Swaput, a bordo di Mafalda, percorre a ritroso gli itinerari di un rally benefico per unire solidarietà ad avventura. Una rincorsa lunga diecimila chilometri alla scoperta delle terre africane, tra immense distese sabbiose, diversità e ingombrante umanità. Trenta giorni e 10.000 km a bordo di una vecchia Fiat Panda, attraversando Sud Africa, Mozambico, Malawi, Botswana, Zambia e Namibia per distribuire scarpe ai bambini del Malawi. I proventi di questo libro saranno devoluti all'associazione Solidali per il Malawi, per la realizzazione del Madalitso Nutrition Center a Monkey Bay.
"Un erudito cinese forse mai esistito giunge in Europa ai primi del Novecento e traduce in francese centosettantuno poesie della sua terra, un orientalista parigino le pubblica in un piccolo volume dal grande successo dopo averne, forse, inventato alcune, un aero-pittore futurista apprezzato da Carrà le versa in italiano a metà del secolo senza divulgare la sua traduzione e le lascia, partendo per il Brasile, a un generale dell'Esercito suo amico: forse c'è un giallo, comunque le poesie scelte da quella traduzione sono splendide".
"Negro. Lettera ad una madre" è la storia di un viaggio. Un suggestivo resoconto sotto forma epistolare. La descrizione disincantata di un'Europa irriconoscibile, decadente. Quella stessa Europa che, agli occhi del narratore-mittente, non ha soltanto perso lo sfavillio che da sempre attrae chi abita lontano, ma, peggio ancora, sta rinunciando alla propria identità culturale e ai propri valori. "Negro. Lettera ad una madre" è anche un viaggio in una storia, quella appunto, del narratore. È un pellegrinaggio. Non solo un viaggio fisico e geografico, ma anche un percorso iniziatico, che comincia dal candore infantile e termina con le disillusioni e i desideri di ritorno.
Questo volume sulla vita di Antonio Orsini è un’interessantissima miniera di conoscenze, informazioni e commenti sulla figura di un grande scienziato [...]. La scienza e la storia sono fatte da alcune persone che sono figlie del loro tempo e ne rappresentano i caratteri fondamentali ma che contribuiscono attivamente con originalità e impegno all’innovazione scientifica e civile del territorio in cui vivono. In questo senso i Botanici, per il loro lavoro sul territorio e le indicazioni che deducono dalle specie vegetali, contribuiscono in modo importante ad approfondire la conoscenza delle relazioni tra uomo e natura e anche, come nel caso di Orsini, a indirizzare la ricerca sulla conservazione e gestione del territorio”. Dalla Prefazione al volume di Consolata Siniscalco (Presidente della Società Botanica Italiana)
Così era finita Gerda Taro, per non aver voluto abbandonare il fronte quando non c'era più nessuna speranza, ed era rimasta ferita a morte come tanti altri, in una strada polverosa; lasciò nelle sue foto testimonianza dell'enorme delitto che era stata la guerra. Aveva dedicato la sua splendida vita a un degno compito, a una giusta causa persa.» Questo libro racconta la vita di questa ragazza ribelle, l'amore con Robert Capa, l'avventura di fotografare e la gioia di vivere nella Parigi degli anni Trenta. Il 1° agosto 1937 una sfilata piena di bandiere rosse attraversa Parigi. È il corteo funebre per Gerda Taro, la prima fotografa caduta su un campo di battaglia. Proprio quel giorno, avrebbe compiuto ventisette anni. Robert Capa, in prima fila, è distrutto: erano stati felici insieme, lui le aveva insegnato a usare la Leica e poi erano partiti tutti e due per la Guerra di Spagna. Nella folla seguono altri che sono legati a Gerda da molto prima che diventasse la ragazza di Capa: Ruth Cerf, l'amica di Lipsia, con cui ha vissuto i tempi più duri a Parigi dopo la fuga dalla Germania; Willy Chardack, che si è accontentato del ruolo di cavalier servente da quando l'irresistibile ragazza gli ha preferito Georg Kuritzkes, impegnato a combattere nelle Brigate Internazionali. Per tutti Gerda rimarrà una presenza più forte e viva della celebrata eroina antifascista: Gerda li ha spesso delusi e feriti, ma la sua gioia di vivere, la sua sete di libertà sono scintille capaci di riaccendersi anche a distanza di decenni. Basta una telefonata intercontinentale tra Willy e Georg, che si sentono per tutt'altro motivo, a dare l'avvio a un romanzo caleidoscopico, costruito sulle fonti originali, del quale Gerda è il cuore pulsante. È il suo battito a tenere insieme un flusso che allaccia epoche e luoghi lontani, restituendo vita alle istantanee di questi ragazzi degli anni Trenta alle prese con la crisi economica, l'ascesa del nazismo, l'ostilità verso i rifugiati che in Francia colpiva soprattutto chi era ebreo e di sinistra, come loro. Ma per chi l'ha amata, quella giovinezza resta il tempo in cui, finché Gerda è vissuta, tutto sembrava ancora possibile.
A volte fidarsi di qualcuno è la cosa più spaventosa che ci sia. Ma sapete che vi dico? Fa molta meno paura che stare da soli. Coyote Sunrise ha 12 anni e da cinque vive su Yager, un vecchio scuolabus convertito in una "casa su ruote". Insieme a Rodeo (guai a chiamarlo papà) e ad alcuni stravaganti personaggi a cui offrono passaggi e ospitalità, Coyote percorre gli Stati Uniti in lungo e in largo senza mai fermarsi. Quello che fa con Rodeo, però, non è davvero viaggiare, ma fuggire dal passato e dai ricordi che hanno segnato la loro famiglia. Un giorno riceve la notizia che il parco giochi della città in cui è cresciuta sta per essere abbattuto. Quel luogo custodisce memorie speciali ed è troppo importante per Coyote, che vuole assolutamente impedire che lo radano al suolo. Ma è un'impresa disperata! Rodeo non accetterà mai di tornare laggiù, e come se non bastasse il tempo stringe: hanno solo quattro giorni per attraversare il paese da una costa all'altra. Con una scusa, Coyote dà così inizio a un'avventura piena di sole e di divertenti imprevisti, cambi di rotta, nuove amicizie e segreti urlati al vento dal tetto di Yager. Un viaggio davvero imprevedibile, grazie al quale Coyote e Rodeo scopriranno che il modo migliore per affrontare il passato è condividere, senza riserve, il presente. Età di lettura: da 12 anni.
Per Nico Di Angelo, figlio di Ade, segnato da troppi traumi e dolorose perdite, non esiste tregua. C'è solo un raggio di sole nella sua vita, letteralmente: il suo ragazzo, Will Solace, il figlio di Apollo. E ora perfino i suoi sogni sono tormentati: una voce invoca il suo aiuto dal Tartaro, e Nico crede di sapere chi sia... il titano Bob, un amico che si è sacrificato per chiudere le Porte della Morte e che Percy e Annabeth hanno dovuto lasciare indietro. Quando l'Oracolo predice l'impresa, Nico deve tornare nel più profondo degli Inferi, dove già una volta ha rischiato di perdere se stesso, con l'unico conforto di Will, che intende accompagnarlo, costi quel che costi. Ma può un figlio di Apollo, un essere di luce, sopravvivere in un luogo dove non esiste il sole? E il figlio di Ade, fatto di tenebra e dolore, può resistere al richiamo dell'oscurità? Nico dovrà combattere contro dei e demoni reali, ma soprattutto contro i suoi demoni interiori, in un viaggio che potrebbe condannarlo alle tenebre per sempre e costargli ciò che ha di più caro... Non può esserci luce senza oscurità, né oscurità senza luce. Età di lettura: da 12 anni.
Crimson City è un posto dimenticato da tutti, anche da chi ci abita. Lo sa benissimo Roy, che era soltant oun bambino quando è smontato dal treno tutto solo ed è stato adottato dal capostazione, e sente che il suo destino è da qualche altra parte. A Crimson City sono passati tre stranieri in un anno, e nessuno è mai arrivato da sud, la pista più arida e calda. Eppure è da lì che arriva un pistolero a cavallo, trascinando una cassa da morto. Con una ragazza viva dentro. Una ragazza molto bella, secondo Roy, il primo ad accoglierli in paese. Ma i due stranieri riservano ben altre sorprese: si presentano come uno sceriffo federale e la sorella mezzosangue indiana. Vogliono sapere tutto degli abitanti, e anche dei cercatori d'oro di Vulture Peak. Vogliono sapere troppo. Secondo lo sceriffo Brown quei due portano guai, e Roy non vede l'ora di farsi mettere nei guai... ma non sa ancora quali. Sa solo che quella ragazza, Piper, nasconde molti segreti dietro i suoi occhi scurissimi e selvaggi. E alla sua fidanzata Mary non piace affatto il modo in cui quegli occhi guardano Roy... Armi nascoste dalla notte, segreti sepolti nella polvere, duelli annunciati al sole: l'avventura corre scatenata sui binari del treno che passa da Crimson City. Da due grandi penne della letteratura per ragazzi, un romanzo da leggere fino all'ultimo... colpo. Età di lettura: da 12 anni.
Cosa ci fanno cinque faine scatenate che gettano scompiglio in una strada di solito tranquillissima? Ovvio! Stanno salvando il mondo (o meglio, il quartiere) da un terribile complotto ordito da gentaglia senza scrupoli che vorrebbe rubare alcune inestimabili ricette di alto valore culinario. Tra veri e propri eroi innamorati, segreti che valgono milioni, cattivi spregiudicati, ricette in rima e persino dita tagliate, una folle, divertentissima avventura che è anche una storia di amicizia, lealtà e... cucina! In fondo al libro troverai anche le deliziose ricette della signorina Patrizia (faina) e della signorina Elisa (non-faina). Età di lettura: da 7 anni.
"Le gare non sono mai state una passeggiata per me, ma quella lotta all'ultimo respiro io la cercavo. Se capivo di dover entrare in acqua e combattere alla morte, l'adrenalina mi scorreva ed ero felice. La condizione ideale per gareggiare era sentirmi un animale braccato. La sera prima di una gara quasi non mangiavo. Era la tensione, certo, ma anche un modo di prepararsi all'assalto, come il lupo che prima di andare a caccia per affrontare la lotta digiuna, dimagrisce. La fame o l'inappetenza non erano solo forme nervose, ma manifestazioni di un atavico istinto al combattimento. All'inizio, quando ero solo una ragazzina, mi sentivo un vuoto dentro che riempivo con le vittorie, ma dopo un po' non era più quello. Da un certo punto in poi l'ho fatto solo per me stessa. Mi chiedevano a chi volessi dedicare le mie vittorie. Le più difficili, quelle che arrivavano dopo periodi duri, quelle delle rinascite le ho dedicate tutte a me stessa. Perché io ero l'unica a sapere che sacrifici avessi fatto per ottenere quei risultati. Io ero il lupo. Cosa ne sapevano gli altri, chi aveva vissuto anche solo la metà di quello che avevo vissuto io? Questo fa di me una stronza?"
Daria è la figlia, il cui destino è segnato sin dalla nascita da una mancata diagnosi. Ada è la madre, che sulla soglia dei cinquant'anni scopre di essersi ammalata. Questa scoperta diventa occasione per lei di rivolgersi direttamente alla figlia e raccontare la loro storia. Tutto passa attraverso i corpi di Ada e Daria: fatiche quotidiane, rabbia, segreti, ma anche gioie inaspettate e momenti di infinita tenerezza. Le parole attraversano il tempo, in un costante intreccio tra passato e presente. Un racconto di straordinaria forza e verità, in cui ogni istante vissuto è offerto al lettore come un dono.
«LA PAURA FINISCE DOVE COMINCIA LA VERITA». MARIA CRISTINA PALMA HA UNA VITA ALL'APPARENZA PERFETTA, E BELLA, RICCA, FAMOSA, IL MONDO GIRA INTORNO A LEI. POI, UN GIORNO, RICEVE SUL CELLULARE UN VIDEO CHE CAMBIA TUTTO. NEL SUO PASSATO C'E UN SEGRETO CON CUI NON HA FATTO I CONTI. COME UN MODERNO ALIENISTA NICCOLO AMMANITI DISSEZIONA LA MENTE DI UNA DONNA, NE ESPLORA LE PAURE, LE OSSESSIONI, I DESIDERI INCONFESSABILI IN UN ROMANZO CHE UNISCE SPERICOLATA FANTASIA, REALISMO PSICOLOGICO, SENSO DEL TRAGICO E INCANTO DEL PARADOSSO. NICCOLO AMMANITI E RITORNATO PIU CATTIVO, DIVERTENTE E ROMANTICO CHE MAI.
"Non sapevo che i miei ragazzi avessero rischiato di farsi ammazzare nel caso Lapietà. Quando ho scoperto che c'era di mezzo Nonnino, ho capito una cosa: chi non conosce Nonnino non sa di cosa è capace l'essere umano." (Benjamin Malaussène). La tribù Malaussène è tornata.
Salento, giugno 1934. A Lizzanello, un paesino di poche migliaia di anime, una corriera si ferma nella piazza principale. Ne scende una coppia: lui, Carlo, è un figlio del Sud, ed è felice di essere tornato a casa; lei, Anna, sua moglie, è bella come una statua greca, ma triste e preoccupata: quale vita la attende in quella terra sconosciuta? Persino a trent'anni da quel giorno, Anna rimarrà per tutti «la forestiera», quella venuta dal Nord, quella diversa, che non va in chiesa, che dice sempre quello che pensa. E Anna, fiera e spigolosa, non si piegherà mai alle leggi non scritte che imprigionano le donne del Sud. Ci riuscirà anche grazie all'amore che la lega al marito, un amore la cui forza sarà dolorosamente chiara al fratello maggiore di Carlo, Antonio, che si è innamorato di Anna nell'istante in cui l'ha vista. Poi, nel 1935, Anna fa qualcosa di davvero rivoluzionario: si presenta a un concorso delle Poste, lo vince e diventa la prima portalettere di Lizzanello. La notizia fa storcere il naso alle donne e suscita risatine di scherno negli uomini. «Non durerà», maligna qualcuno. E invece, per oltre vent'anni, Anna diventerà il filo invisibile che unisce gli abitanti del paese. Prima a piedi e poi in bicicletta, consegnerà le lettere dei ragazzi al fronte, le cartoline degli emigranti, le missive degli amanti segreti. Senza volerlo - ma soprattutto senza che il paese lo voglia - la portalettere cambierà molte cose, a Lizzanello. Quella di Anna è la storia di una donna che ha voluto vivere la propria vita senza condizionamenti, ma è anche la storia della famiglia Greco e di Lizzanello, dagli anni '30 fino agli anni '50, passando per una guerra mondiale e per le istanze femministe. Ed è la storia di due fratelli inseparabili, destinati ad amare la stessa donna.
Se cercate dell'avventura, in questo romanzo ne troverete a bizzeffe. Se cercate della letteratura, con questo romanzo ne farete una scorpacciata. I luoghi e i tempi: Asti, Repubblica Sociale Italiana, febbraio 1944; su e giù per le ferrovie del Messico, tra gli anni Venti e gli anni Trenta del secolo scorso. I personaggi (non tutti): Cesco Magetti, milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria, tormentato dal mal di denti, incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico (l'ordine viene dall'alto, molto dall'alto); Tilde Giordano, ragazza bellissima e folle, imbevuta di letteratura, della quale Cesco si innamora all'istante e perdutamente; Steno, devotissimo fidanzato di Tilde, partigiano senz'armi; don Tiberio, prete di città confinato a Roccabianca a causa di certe sue insane passioni; Epa, cartografo samoano (delle Samoa tedesche); Adolf il Führer e la sua consorte Eva, alle prese con l'abuso di anglicismi; Angelo detto Angelino detto Angelito detto Lito Zanon, addetto cimiteriale alla bollitura di cadaveri; Mec il muto, suo sodale fin dai tempi in cui insieme costruivano ferrovie in Sudamerica; le due Marie, entrambe di nome Maria; Bardolf Graf, impiegato amministrativo, ignaro motore immobile di tutta la storia; Ettore e Nicolao, informatissimi e misteriosi clienti fissi del night club segreto l'Aquila agonizzante, prossimi ai partigiani; Gustavo Adolfo Baz, autore del volume Historia poética y pintoresca de los ferrocarriles en México; Edmondo Bo, frenatore poeta, o poeta frenatore, o frenatore e poeta, in ogni caso alcolista e oppiomane; l'orribile Obersturmbannführer Hugo Kraas, amante dell'arte italiana, discutibile golfista e spietato SS; Giustina Decorcipo, compagna d'orfanotrofio di Ettore e Nicolao, violentata e uccisa e gettata sul bordo della strada a sedici anni; Feliciano, bambino morto.
Bruno Manera e Federica Pesenti sembrano una coppia felice. Lui è un ricco cinquantenne, lei di anni ne ha trentacinque ed è l'erede di una dinastia di imprenditori della "valle", operoso distretto del Settentrione dove dominano i maggiorenti, l'élite dei capitani d'industria che ha costruito l'ordine del duro lavoro per tanti, del profitto per pochi e delle menzogne per tutti. Su insistenza di Federica, Bruno accetta di trasferirsi in paese, varcando la frontiera invisibile della provincia profonda. Ma quando Manera comincia a subire una serie di gravi atti intimidatori, la situazione precipita. Ad aiutarlo c'è solo Manlio Giavazzi, un vigilante dalla vita sfortunata, convinto che certe faccende vadano risolte tra paesani. Poi il caso gioca un tiro mancino e in una girandola di fulminanti colpi di scena scivoliamo nelle pieghe di un mondo marcio - il nostro - in cui l'amicizia è il vincolo di un'associazione a delinquere, l'amore una speculazione, il matrimonio un campo di battaglia, la solidarietà tra conterranei un patto d'omertà e la famiglia una connection criminale. Massimo Carlotto strappa la maschera a personaggi avvelenati dagli inganni delle loro doppie vite, perché l'avversario è chi ti dorme accanto e il nemico è colui di cui ti fidi. Nel segno della fatalità sovverte la logica del poliziesco, mostrando senza reticenze la ferocia inconfessabile della brava gente e inchiodandoci all'enigma che nessuna detection può risolvere: il mistero di chi siamo davvero.
Braccato dalle autorità da più di trent'anni. Evaso di prigione due volte in elicottero. Autore di innumerevoli rapine e di celebri sequestri. Ha dato milioni ai poveri e agli orfani. Non ha mai ucciso nessuno. Questa è la storia, narrata in prima persona, di come l'uomo più ricercato della Grecia sia diventato un eroe popolare nel proprio Paese. Vassilis Paleokostas non è interessato a conquistare il favore dei lettori. Al contrario, rivendica il proprio ruolo e non trascura nessuna delle circostanze che hanno portato un ragazzo cresciuto nell'estrema povertà delle montagne della Tessaglia a condurre una vita da fuorilegge. L'amore per la libertà sopra ogni cosa è il filo conduttore della vita di quest'uomo dalla personalità poliedrica e dal temperamento sorprendentemente riflessivo.
Bassam Aramin è palestinese. Rami Elhanan è israeliano. Il conflitto colora ogni aspetto della loro vita quotidiana, dalle strade che sono autorizzati a percorrere, alle scuole che le loro figlie, Abir e Smadar, frequentano, ai checkpoint. Sono costretti senza sosta a negoziare fisicamente ed emotivamente con la violenza circostante. Come l'Apeirogon del titolo, un poligono dal numero infinito di lati, infiniti sono gli aspetti, i livelli, gli elementi di scontro che vedono contrapposti due popoli e due esistenze su un'unica terra. Ma il mondo di Bassam e di Rami cambia irrimediabilmente quando Abir, di dieci anni, è uccisa da un proiettile di gomma e la tredicenne Smadar rimane vittima di un attacco suicida. Quando Bassam e Rami vengono a conoscenza delle rispettive tragedie, si riconoscono, diventano amici per la pelle e decidono di usare il loro comune dolore come arma per la pace. Nella sua opera più ambiziosa, Colum McCann crea Apeirogon con gli ingredienti del saggio e del romanzo, e ci dona un racconto nello stesso momento struggente e carico di speranza.
Tutto soggiace alla falce del Tempo, che ruba le cose care all'uomo. Solo nella poesia si può crearle di nuovo. All'alba del XXI secolo, dopo un sonno pluricentenario, viene ritrovato e battuto all'asta a Vienna il dramma perduto di Shakespeare: una trilogia teatrale su Dante Alighieri. Si scopre così che, per riuscire nell'impresa impossibile di raccontare il Sommo Poeta e la sua Divina Commedia, ci voleva il Sommo Drammaturgo: il genio di Stratford ha narrato l'intera vita di Dante intrecciandola con la trama del suo capolavoro, con le immagini sconvolgenti di Inferno, Purgatorio e Paradiso. Vedremo in scena l'infanzia e la giovinezza del Poeta, la morte della madre, l'incontro con Beatrice, i rovesci famigliari e politici, le tentazioni del sesso, la scoperta dell'amicizia con Guido Cavalcanti e della filosofia con i compagni di studi dell'Ateneo bolognese. Sulle assi del palcoscenico si susseguiranno avventure e disavventure, tradimenti, lotte, e soprattutto incubi e visioni: perché Dante, marchiato da un male oscuro, deve lottare con stati di alterazione e allucinazioni, chiave narrativa della Commedia, le cui scene balenano come una trama occulta nel corso travagliato della sua vita. Uno spettacolo vertiginoso, che strappa alle tenebre del passato dettagli e personaggi misconosciuti eppure decisivi e regala svolte inaspettate, in cui la vivida ricostruzione storica si fa intreccio appassionante, mescolando con successo stili e suggestioni tra il Trecento, l'epoca elisabettiana e i giorni nostri. Un'opera che riesce nell'impresa di restituirci Dante Alighieri in tutta la sua umanità, controcorrente.
«Ebbene, sì. Confesso. Sì, scrivo roba in versi. Mi dichiaro rifugiato poetico.». Gigi Proietti è stato il più grande attore, regista, scrittore e interprete di un universo umano che attingeva spesso a Roma, a cui ha dato voce nella sua anima più nobile e più popolare insieme. «Il romano ha regalato alla lingua italiana espressioni, parole, significati per i quali dovrebbero ringraziarci. Per capirci, se invece di dire: "Sono stato particolarmente sfortunato in quella circostanza", uno dice: "M'ha detto pedalino". Oppure "M'ha detto zella", se fa' prima.» La sua romanità si riversava soprattutto nella scrittura dei sonetti: alcuni sono diventati un appuntamento fisso anche per i lettori del «Messaggero» o del «Fatto quotidiano», moltissimi altri sono stati recitati in eventi pubblici o sono rimasti nei quaderni che portava con sé sul set o in camerino e su cui si divertiva a costruire versi pungenti per resistere al quotidiano sfascio culturale e politico. Per la prima volta sono raccolti in questo libro tutti i suoi sonetti insieme ad alcuni racconti a cui stava lavorando con gran divertimento, come le avventure di Er Ciofeca che si ritrova suo malgrado al centro di un intreccio di cronache romane agre, tra dialoghi stralunati nel suo bar o in coda dal barbieretto. Ci sono poi i disegni con cui Gigi Proietti si divertiva a fissare in pochi tratti tic, manie e piccole ossessioni del mondo intorno. Una passione che condivideva soprattutto con la figlia Susanna, a cui aveva chiesto di dare un volto ai personaggi di "'Ndò cojo cojo". Il risultato è un libro unico, puntellato da storie e sonetti fuori da ogni regola, capaci di far ridere e di commuovere, e che dimostrano ancora una volta il talento di un narratore e di un sonettaro satirico.
Salento, 1959. Lorenzo e Agnese hanno perso tutto. E lo capiscono quando, con gli occhi tristi che si porta dietro da una vita, il padre annuncia di aver venduto il saponificio di famiglia, un'eredità che lui ha vissuto come una condanna. Per Lorenzo e Agnese, invece, quella fabbrica che il nonno ha creato dal nulla, che profuma di talco, di essenze floreali e di oli vegetali, e che occupa ogni loro pensiero, era la certezza di un presente sereno e la promessa di un futuro da tracciare insieme, uniti. Quindi l'idea di rimanere lì come semplici operai sotto un nuovo, arrogante padrone è devastante per entrambi. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, se ne va sbattendo la porta, col cuore colmo di rabbia e con un solo obiettivo: trovare i soldi necessari per riprendersi quello che è suo. Ma Agnese non lo segue: tanto risoluta se si tratta di formulare saponi quanto insicura quando le tocca abitare il mondo al di fuori del saponificio, dichiara: «Io resto dov'è casa mia». È una crepa profonda, apparentemente insanabile, quella che si apre tra fratello e sorella e li spingerà su strade opposte e imprevedibili. Perché vogliono la stessa cosa, Lorenzo e Agnese, almeno finché l'amore non li porterà di nuovo a un bivio. Ognuno dei due farà una scelta, tracciando un altro domani... Sarà per entrambi un domani senza rimpianti? Questa è la storia della passione che prima unisce e poi divide un fratello e una sorella. Una storia che parla di decisioni prese ascoltando la mente o il cuore oppure tutti e due. Di quell'istante che può cambiare una vita intera. Ma anche di un'Italia che, incredula, sta scoprendo un improvviso benessere, che lavora alla catena di montaggio e poi canta con Mina e balla al ritmo del twist, giovane, creativa, impaziente...
Il direttore della polizia dell'Attica, il nostro amato Kostas Charitos, e la sua sostituta a capo della squadra omicidi, Antigone Ferleki, si trovano a dover affrontare una nuova, spinosa, indagine. Un professore universitario, che si era attirato molte antipatie da parte di allievi e colleghi, è stato ucciso nel suo ufficio durante una manifestazione studentesca sfociata in scontri con la polizia. Mentre le prime ricerche si concentrano sugli studenti della vittima e sulle persone a lui più vicine, un secondo omicidio scombina le carte in tavola agli inquirenti, aprendo diverse, inaspettate, prospettive. Ma, purtroppo, non è finita qui e l'atroce scia di delitti continua ad allungarsi mettendo a dura prova l'intelligenza e le capacità degli investigatori. In questo scenario complicato, per Kostas e Antigone non ci sono solo i colpevoli da trovare, ma anche le pressioni del governo e dei superiori da affrontare. Nel frattempo la vita ad Atene scorre frenetica, tra traffico, speranze di ripresa economica, di salvifici investimenti stranieri e con un'intera generazione, quella dei più giovani, che deve fare i conti, molto più che in passato, con la paura e la possibilità del fallimento. Petros Markaris firma un altro romanzo in cui Kostas Charitos, i suoi colleghi e la sua famiglia allargata tornano protagonisti di un giallo intricato e complesso. Un caso dove il confine tra colpevoli e vittime è più labile di quello che si può pensare, in una società ultracompetitiva come quella moderna, mentre la Grecia cambia e rischia di lasciare indietro i più giovani e i più deboli.
Il sorprendente romanzo inedito dell'autore di Cent'anni di solitudine e L'amore ai tempi del colera. Si sentì maliziosa, allegra, capace di tutto, e imbellita dalla mescolanza sacra della musica con il gin. Pensava che l'uomo del tavolo di fronte non l'avesse vista, però lo sorprese a osservarla quando lo guardò per la seconda volta. Lui arrossì. Lei sostenne il suo sguardo mentre lui controllava l'orologio da tasca con la catenina. Ogni anno, il 16 agosto, Ana Magdalena Bach - quasi cinquant'anni di età e una trentina scarsa di soddisfacente vita matrimoniale - raggiunge l'isola dei Caraibi dove è sepolta sua madre. Il traghetto, il taxi, un mazzo di gladioli e l'hotel: questo rituale esercita su di lei un irresistibile invito a trasformarsi - una volta all'anno - in un'altra donna, a esplorare la propria sensualità e a sondare la paura che silenziosa cova nel suo cuore. Lo stile inconfondibile di Márquez risplende in "Ci vediamo in agosto", romanzo musicalissimo di variazioni sul tema che è nello stesso tempo un inno alla libertà, un omaggio alla femminilità, una riflessione sul mistero dell'amore e dei rimpianti. Un'esplorazione del desiderio che non si affievolisce con l'età.
Serena, mamma di due figlie, casalinga ultraindaffarata, chimica con il «superpotere» dell'olfatto formidabile e professionalmente coltivato nel suo ultimo lavoro da sommelier. E Corinna, sovrintendente di polizia, alta un metro e novanta e con un carattere ruvido, opposto a quello irruente e solare di Serena, ma con lei da subito in sintonia. A riunire l'irresistibile coppia è un caso che coinvolge il mondo vitivinicolo del borgo toscano di Bolgheri. È stato ritrovato il motocarro del marchese Crisante Olivieri Frangipane, patriarca di una antichissima famiglia di produttori di vino, scomparso anni fa in circostanze misteriose. Una sera di ottobre del 2013 il conte si allontana con il suo Ape coupé e non farà mai ritorno. Il ritrovamento del mezzo durante il drenaggio di un bacino artificiale della tenuta Tegolaia fa scattare immediatamente nuove indagini e riaccende vecchie scintille tra le due proprietà. La tenuta Tegolaia, passata dalla famiglia Colantoni ad una multinazionale olandese, era diventata bersaglio degli scherzi pungenti in perfetto stile toscanaccio del vecchio Crisante. A loro volta, attraverso il manager italiano, Walter Gori, gli olandesi si lanciavano in continue minacce di azioni legali o, peggio ancora, di azioni fisiche contro la persona. Quando all'interno della tenuta riaffiora anche il corpo del conte, alle due argute investigatrici appare chiaro che la risoluzione dell'enigma deve trovarsi all'interno di queste schermaglie. E nella memoria di Andrea Pace, ora nuovo proprietario della tenuta Tegolaia, nonché nel 2013 enologo della famiglia Olivieri Frangipane. L'umorismo, i colori, i profumi e i sapori della campagna toscana, in un intrigo giallo in cui emerge con forza la sensibilità femminile delle due protagoniste.
I Rosenthal non sono una famiglia come le altre. Eric e Hannah sono ebrei osservanti e vivono con i tre figli - Gideon, Elsie e Tovyah - e nonno Yosef, sopravvissuto alla Shoah, in una villa nella zona nord di Londra. Avvocato mite e dai modi cortesi lui, giornalista oltremodo ambiziosa lei, entrambi credono profondamente nella verità, parola per parola, dell'Antico Testamento, dunque in una vita dove Dio (e il demonio) sono presenti in ogni istante. Vita densa di fede e di precetti in cui i tre ragazzi, ciascuno per sé, crescono faticosamente in cerca di uno spazio proprio. Poi arriva il giorno in cui Hannah - a dispetto di tutti, incluso il diretto interessato - annuncia di voler scrivere un libro sulla storia del suocero, cui non resta molto da vivere, e la situazione in casa precipita. Dal passato in Polonia, un segreto terribile allunga la sua ombra nera sui Rosenthal, e la quattordicenne Elsie, fino a un istante prima figlia perfetta e nipote prediletta, comincia a sgretolarsi sotto lo sguardo attonito della famiglia. Quando poi, sopraffatto dai ricordi traumatici, il vecchio Yosef muore, Elsie scompare, per poi ricomparire, quattro giorni dopo, misteriosamente diversa. Niente è più come prima: la ragazza sembra posseduta da una forza tenebrosa e la sua sofferenza diventa un buco nero che inghiotte il resto dei Rosenthal. Elsie si è persa nel labirinto del misticismo ebraico evocando oscure presenze, secondo Hannah; Elsie è vittima della loro famiglia altamente disfunzionale con l'aggravante della religione, secondo Tovyah, che si è rifugiato a studiare a Oxford, lontano da tutto questo, dalla madre e dall'eco mediatica del suo libro. Di quel libro che mette a nudo la vita di suo nonno, la loro vita. Forse non è troppo tardi per salvare Elsie dal fuoco della dannazione. O forse sì.
Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un'intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un'assenza difficile da accettare. Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphili, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma. È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d'amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.
"Tutta la verità. Ma obliqua. Intraducibile Emily Dickinson, se non con nuove figure, nuove immagini, una nuova storia. È quello che fa Elena Varvello con "Solo un ragazzo", che a sua volta è la risposta semplice e assoluta a una domanda che urge per tutto il libro: «Che cosa sei?» È ciò che chiedono i padri e che soffrono le madri di fronte all'enigma dell'adolescenza. Un'età che fugge e sfugge, un'età malvagia e innocente, che conserva e spreca: l'età della contaminazione. C'è un ragazzo, solo un ragazzo, al centro di questo libro, che rifiuta e rifiuta e basta. Commette infrazioni via via più importanti che travolgono senza possibilità di scampo chi gli sta intorno e tenta una vita accettabile, nella normalità: la madre, il padre, le sorelle fra loro così diverse, e i suoi possibili, incerti avatar. Il ragazzo è dappertutto e quindi in nessun luogo, è «un'ombra, un dubbio, una storia che passa di bocca in bocca». È una specie di ready-made della vita, una cosa comune, quasi banale, che però modifica con la sua sola presenza tutta la realtà che gli gira intorno. Costruisce un rifugio nel bosco con i rifiuti del mondo accettato, ruba, sì, ma cose da nulla, minaccia, e forse uccide, di certo ne muore. In lui la vita batte oltre il ritmo normale. In lui la vita comanda. Non ha bisogno di una logica di cause ed effetti. Appare e si dà. E noi lettori, come i personaggi di questa storia, siamo dei bricoleur dell'impossibile: ci arrabbiamo, ci impegniamo, amiamo, perdoniamo, piangiamo senza però troppo influire sulla forza di gravità esistenziale che ci muove e che muove tutto il libro di Elena Varvello. È una forza che ci attrae dentro ogni pagina, che ci fa diventare volta per volta tutti i personaggi, che ce li fa capire, che ce li fa raddoppiare dentro la nostra sensibilità. Per incantesimo". (Ernesto Franco)
Una situazione quanto mai tipica - un triangolo amoroso sullo sfondo di un'università della East Coast - nelle mani di Barth diventa un formidabile romanzo filosofico che alterna comicità e disperato nichilismo, satira e tragedia; al centro, uno dei più irresistibili antieroi della letteratura postmoderna: Jacob Horner, il giovane professore adultero che fa della paralisi esistenziale un paradossale sistema di vita. Prefazione di Simone Barillari.
Dopo la morte del marito, per Nives è un problema adattarsi alla solitudine e al silenzio di Poggio Corbello. Prendersi cura del podere senza scambiare una parola con anima viva la fa sentire come un fantasma. La notte è il momento più difficile. Poi ecco la soluzione: Giacomina. E la sua chioccia preferita, la vedova comincia a tenerla con sé. Tutte le angosce svaniscono d'incanto. Nives è sollevata, eppure non sa darsi una spiegazione: ha sostituito il marito con una bestiola? Arriva addirittura a pensare di essere felice... Una sera si verifica un incidente che mette a repentaglio la salute della gallina. Dopo vari tentativi di soccorrere l'animale, s'impone l'ultima soluzione: chiamare Loriano Bottai, il veterinario. Quella che segue è una telefonata lunga una vita. Con l'occasione di una piccola emergenza, lo scambio tra Nives e Loriano devia presto altrove. Tra riletture di fatti lontani nel tempo e vecchi rancori si scoprono gli abissi di amori perduti, occasioni mancate, svelamenti difficili da digerire in tarda età. Finché risuonerà feroce una domanda: com'è scoprire di aver vissuto all'oscuro di sé?
Leo Strauss, storico e filosofo politico tra i più importanti del Novecento, è stato un magistrale interprete della filosofia antica, e di Platone in particolare. Ci ha insegnato un modo nuovo di leggere i dialoghi, con la sua attenzione al contesto drammatico, ai personaggi e alle vicende di un dialogo - che per questo va letto in modo diverso da un saggio -, come la via regia per riflettere sulle intenzioni dell'autore. La filosofia di Platone, infatti, non si può semplicemente identificare con quella di chi ne appare a prima vista il portavoce: Platone è uno scrittore corale. Un esempio ammirevole di questo approccio unico al testo di un dialogo è il corso di lezioni sul Simposio tenuto da Strauss a Chicago nel 1959. Qui la finezza esegetica, la profondità e la sensibilità letteraria di Strauss restituiscono come mai era accaduto prima le diverse concezioni dell'amore, dell'essere umano e del suo desiderio, del fondamento della vita politica, e del rapporto tra domandare filosofico e scrittura, che traspaiono dai discorsi dei protagonisti. Le lezioni sul Simposio offrono un contributo prezioso alla comprensione di Platone, ma sono anche un documento da cui non può prescindere chiunque voglia capire il pensiero di Strauss. Il volume, tradotto da Guido Frilli, oltre alle lezioni di Strauss presenta la premessa di Seth Benardete, che ne curò l'edizione originaria, e un'introduzione di Alessandra Fussi, curatrice della presente edizione e autrice di La città nell'anima. Leo Strauss lettore di Platone e Senofonte (ETS, Pisa 2011).
Si dice fosse stato Numa Pompilio, all'alba della storia, a dettare alle matrone di Roma l'obbligo del silenzio, imponendo loro di non prendere la parola, in assenza dei mariti, neppure per le cose necessarie. A questa regola obbedisce anche la letteratura dei Romani, nella quale le voci femminili sono sempre filtrate dagli autori, rigorosamente uomini, cui è riservato in esclusiva il privilegio della scrittura. Nel ripercorrere le tappe di quella straordinaria esperienza culturale, il libro mette invece al centro le donne e ne fa le protagoniste di un racconto spesso sorprendente, in ogni caso diverso, che vede testi da sempre familiari svelare aspetti inediti e lasciar affiorare sfumature destinate altrimenti a rimanere nascoste. Capitolo dopo capitolo, viene così tracciata la mappa di un'avventura intellettuale aperta a chiunque voglia guardare con occhi nuovi a una vicenda letteraria che ha segnato in modo indelebile la cultura dei millenni successivi.
La sezione "dell'Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio" dedicata alla Psicologia (§§ 440-482) è tuttora tra le parti meno studiate dell'opera di Hegel, benché vi siano sviluppati temi e argomenti di cruciale rilevanza, storica così come teorica. Con il presente commentario si intende illustrarne la ricchezza, l'interesse e la complessità. A una parte introduttiva, che espone il metodo d'analisi adottato, contestualizza i paragrafi, ricostruisce la gestazione e discute la letteratura critica, seguono otto studi analitici, nei quali vengono esaminate le diverse sezioni della Psicologia. Il risultato è una guida alla lettura che, oltre a presentare interpretazioni rigorose, originali e variegate, offre un utile strumento di studio per affrontare la densa e complessa prosa hegeliana.
Dalla "Simmetria dei desideri" fino a "Tre piani", Eshkol Nevo ha narrato delle infinite forme del desiderio. Forme che, di volta in volta gioiose o perturbanti, torbide o pure, alimentano o infrangono le magnifiche storie d'amore, familiari e d'amicizia da lui raccontate. Il desiderio, nella sua inaccessibile oscurità, è insomma ciò che fa sì che la narrativa di Nevo assolva il compito proprio della scrittura capace di avvincere il lettore: "parlare", come indica Sebald, "in maniera chiara di cose oscure". Le storie contenute in "Legami" non soltanto non fanno eccezione a questo compito, ma costituiscono una delle sue più riuscite conferme. Si tratti delle vicende narrate in "Ogni cosa è fragile", in cui l'amicizia è chiamata a lenire la malattia, e la passione a rivendicare i suoi diritti; del legame tra un padre e un figlio capace, in "Hungry Heart", di allontanare il primo dalla sua patologica volubilità; di un'occasione d'amore perduta che, in "Forty-love", il destino appronta di nuovo; di una proposta di matrimonio che, in "Non ti piacerà", appare indecente per le convenzioni e i costumi stabiliti, il desiderio, ospite ingrato o, al contrario, atteso, travolge certezze, confini, irrompe nella commedia degli equivoci in cui si svolge la vita, richiede decisioni che chiamano alla sfida. Se all'esistenza umana è data sempre la facoltà di un nuovo inizio, nulla più della forza liberatoria del desiderio - sembra dire Nevo nelle storie narrate in questo libro - rappresenta la possibilità di ricominciare daccapo, e di abbattere così i muri del pregiudizio e dell'esclusione.
Catalogo completo delle opere dell'artista Aldo Castelli.
Da 'nu guaste all'apparecchie mmiezze a lu deserte n'aviatore fa cunescènza che 'nu zauttiélle nuccó sfrigne, che se te fa 'na domanda nn'ammette che tu gn'arespunne, e che vo' bbè a 'nu fiore come se fusce 'nu fratiélle. Da dove ne ve'? E perché fa tutte lli domande? Ma soprattutte: ddó sta mo? Perché l'aviatore ancora lu 'spetta: se lu deveste vedé facétegghie lu favore de avvertillu. Mantenere intatta la poesia, la delicatezza, il gusto dolceamaro di una favola che incanta fin dal Novecento così tanti lettori grandi e piccini, traducendola nel duro e a volte greve dialetto ascolano è certamente un’impresa titanica. Il registro scelto, quello "cittadino", potrebbe sembrare una contraddizione in termini trattandosi di dialetto, la lingua del popolo, ma diversamente non si sarebbe potuto salvare l’incanto.
Lucio Sestili, ristoratore, sommelier e iconica figura della storia della città di Ascoli Piceno si racconta tra ricordi, aneddoti e piccole e grandi perle di saggezza.
"Un banco e venticinque cattedre" è la storia di un'esperienza didattica e di un metodo d'insegnamento fuori dall'ordinario in un sistema scolastico stagnante. Attraverso l'invenzione, da parte degli alunni, di una carta d'identità per numeri, poi denominati bionumeri, un insegnante coinvolge in maniera originale e innovativa i suoi studenti sovvertendo l'ordine scolastico prestabilito. Una didattica nuova in grado di favorire integrazione ed inclusione, interdisciplinarietà, autoregolazione e creatività, gli strumenti necessari per l'unica formazione possibile, quella capace di mettere l'uomo al centro del suo discorso.
«Un libro in cui si intrecciano luci e ombre, chiari e scuri, universo politico e quello economico, personaggi autorevoli nei campi più diversi e uomini e donne del popolo, egoismi, scontri tra fazioni ed esplosioni di solidarietà e generosità, azioni luminose e ribalderie e illegalità, pene e manifestazioni festose, riti religiosi e floklore, apatia e lotte per una vita dignitosa e il riconoscimento dei più elementari diritti, “buon governo” e dominio degli interessi privati sulla cosa pubblica.Tanti medaglioni, dunque, tante schegge di vita ben selezionate, dense di ricche suggestioni evocative e interpretative e tali da costituire un significativo, illuminante spaccato socio-economico e politico della nostra città nel novecento. Il tutto reso con una scrittura sobria, chiara, fluida, capace di coinvolgere chi legge al punto di stimolarne la curiositas e indurlo a riflettere su quanta consapevolezza cresca sulla memoria e sui rischi di un appiattimento sull’immediato, del progressivo allontanamento dai legami con il territorio e dell’oblio come amnesia generalizzata che causa il dissolvimento delle responsabilità individuali e collettive.Il fare a brandelli i documenti e il rimuovere il travaglio del passato, anche prossimo, nonché l’oscuro lavorio di generazioni finiscono per privarci del fondamentale strumento del discernimento e per non farci sentire quanto accaduto come portatore di senso per il domani.Insomma, di fronte alla sua cancellazione provocata spesso dal totalitarismo mediatico, che scava abissi tra le generazioni, il tema della memoria nel pensiero e nella vita è fondamentale. Essa è una dimensione dinamica e misura di civiltà; è fondamento d’identità, da intendersi quest’ultima come apertura al mondo e non come una sorta di carcere mentale [...]Per questo Luca ha sempre voluto metterci in guardia dai pericoli della mnemofobia e del nottambulismo quotidiano e invitarci a stringere un nuovo patto tra storia e cultura.Così, attraverso i suoi scritti, egli vive e continua a muoversi con quella aristocratica signorilità che lo contraddistingueva.»(dall’introduzione del prof. Antonio D’Isidoro)
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo.
Un rapimento, svariati delitti e un assassino, forse mancino forse no. Saranno solo leggende e superstizioni ma, da quando è ricomparso il fantasma dello Zoppo, in Bretagna le sciagure non si contano più. A sei anni da "Il morso della reclusa", torna Fred Vargas con uno dei personaggi capolavoro del noir, lo svagato e visionario Jean-Baptiste Adamsberg, commissario del XIII arrondissement di Parigi. Il guardacaccia Gaël Leuven era un marcantonio solido come uno scoglio bretone, ma per ucciderlo sono bastate due coltellate al torace. A Louviec lo conoscevano tutti. Compreso Josselin de Chateaubriand (forse discendente di quel Chateaubriand), il nobilastro dall'abbigliamento eccentrico che adesso è il principale sospettato. Richiamato in Bretagna dal commissario locale, Adamsberg si addentra nelle numerose ramificazioni del caso. Ma pur perdendosi come di consueto in false piste e digressioni mentali, in osservazioni prive di qualunque nesso con l'indagine, c'è da scommettere che anche questa volta verrà a capo del groviglio di omicidi ed efferatezze. Grazie alle sue illuminazioni proverbiali ma anche, forse, all'energia ancestrale dei menhir.
«Non smetterà mai di piovere. Continuerà per sempre. Non sarà più possibile uscire all'aperto, l'acqua salirà, raggiungerà i piani alti dei palazzi, tutti moriranno e l'umanità si estinguerà insieme agli animali in terra. Sopravvivranno solo i pesci. Non smetterà mai di piovere, e non importa. Sarà meglio, anzi, così questa maledetta città si laverà, alla fine». Leonida Brancato era stato un penalista imbattibile. Il re del cavillo, lo chiamavano. Quando era andato in pensione, in procura avevano fatto festa. Da anni non si sapeva più nulla di lui, ma ora qualcuno lo ha ucciso e ha infierito sul suo cadavere. Un omicidio che appare privo di movente e che mette di nuovo alla prova i Bastardi. Sotto un diluvio che non concede tregua, circondati da nemici e nonostante dolorosi problemi personali, i formidabili poliziotti del commissariato di Pizzofalcone si districheranno fra segreti, ipocrisie, rancori. Arrivando a scoprire una verità quanto mai inaspettata.
Salento, 1959. Lorenzo e Agnese hanno perso tutto. E lo capiscono quando, con gli occhi tristi che si porta dietro da una vita, il padre annuncia di aver venduto il saponificio di famiglia, un'eredità che lui ha vissuto come una condanna. Per Lorenzo e Agnese, invece, quella fabbrica che il nonno ha creato dal nulla, che profuma di talco, di essenze floreali e di oli vegetali, e che occupa ogni loro pensiero, era la certezza di un presente sereno e la promessa di un futuro da tracciare insieme, uniti. Quindi l'idea di rimanere lì come semplici operai sotto un nuovo, arrogante padrone è devastante per entrambi. Lorenzo, orgoglioso e impulsivo, se ne va sbattendo la porta, col cuore colmo di rabbia e con un solo obiettivo: trovare i soldi necessari per riprendersi quello che è suo. Ma Agnese non lo segue: tanto risoluta se si tratta di formulare saponi quanto insicura quando le tocca abitare il mondo al di fuori del saponificio, dichiara: «Io resto dov'è casa mia». È una crepa profonda, apparentemente insanabile, quella che si apre tra fratello e sorella e li spingerà su strade opposte e imprevedibili. Perché vogliono la stessa cosa, Lorenzo e Agnese, almeno finché l'amore non li porterà di nuovo a un bivio. Ognuno dei due farà una scelta, tracciando un altro domani... Sarà per entrambi un domani senza rimpianti? Questa è la storia della passione che prima unisce e poi divide un fratello e una sorella. Una storia che parla di decisioni prese ascoltando la mente o il cuore oppure tutti e due. Di quell'istante che può cambiare una vita intera. Ma anche di un'Italia che, incredula, sta scoprendo un improvviso benessere, che lavora alla catena di montaggio e poi canta con Mina e balla al ritmo del twist, giovane, creativa, impaziente...
Seymour ha quindici anni e ama definirsi un adolescente disturbato. Niente social, non bullizza e non è bullizzato, non ha una squadra da tifare e neppure una ragazza da fotografare. In breve, non esegue nessuna delle figure di danza previste per la sua età. La sua attività principale è spiare l'agitarsi del mondo adulto attorno a lui. La sua passione unica è scrivere, per la precisione scrivere un capolavoro, possibilmente senza diventare uno scrittore come l'ingombrante padre settantenne, Giovanni Sartoris, "vanitoso, egocentrico e fasullo", autore di successo, marito seriale per un totale di quattro figli spalmati su tre mogli. Tra i due non c'è intesa ma neppure scontro. Quanto alle donne della sua vita, Anna, la prima delle ex mogli di Giovanni, è la preferita di Seymour, anche se potrebbe essere sua nonna. La seconda, l'americana Alison, è la madre biologica, e Seymour non la sopporta. La terza, un'ex tossica di trentanove anni costretta su una sedia a rotelle, è per lui un curioso modello di eterna adolescente. Mentre osserva i suoi adulti di riferimento, Seymour percepisce gli scricchiolii sinistri di un mondo che si va sgretolando, sia nel concreto alternarsi di siccità e tempesta sia nell'astratto degradarsi delle relazioni fra uomini e donne e di uomini e donne con il successo, il mito che ha soppiantato ogni altra credenza o certezza. Quando Giovanni, il vincente per eccellenza, sarà travolto da una tempesta di accuse infamanti, Seymour si troverà a dover giocare una parte da protagonista. Dovrà capire e spiegare, accusare e perdonare. In una parola: crescere. Ma che sapore ha l'umana avventura del diventare grandi in questo mondo minacciato e stanco? Che cosa si può lasciare a chi verrà dopo di noi? Dopo una fortunata serie di romanzi dedicati al terzo tempo, Lidia Ravera ci spiazza assumendo la voce di un ragazzo: onesto fino alla crudeltà, feroce come gli innocenti, capace di intuire lo spirito del tempo e di trovare le parole giuste per evocarlo. E come di consueto Ravera ci fa innanzitutto sorridere, poi riflettere, e infine rabbrividire.
Gi è una donna single che desidera diventare madre, l'idea le entra in testa e nel cuore e inizia ad avvelenarle ogni pensiero. Il coraggio le arriva dall'insegnamento della nonna Coralla con alle spalle una storia speciale e una biscotteria: covo di profumi e speranze. Al suo fianco anche Bixio, amico strampalato eppure irrinunciabile. La storia di due donne, due generazioni, che affonda le radici nel 1928 e arriva fino ai giorni nostri, in un intreccio di cuori che battono all'unisono e lottano per scardinare retaggi, canoni e regole che vorrebbero mettere a tacere desideri e ambizioni di una donna, ieri come oggi. Mondi e lingue differenti, atmosfere che però finiscono per ricongiungersi e completarsi.
Si chiama "Piccola flora del sentiero di Gandria" ed è la prima guida botanica interamente dedicata a una delle aree naturalistiche più interessanti del Ticino, ma anche della Svizzera e della regione insubrica. La pubblicazione è curata dal botanico Nicola Schoenenberger, direttore dei Conservatoire et jardin botaniques della città di Ginevra e tra i massimi esperti del sentiero di Gandria. 256 pagine, 100 schede botaniche con fotografie scattate sul posto dall'autore, un'introduzione che offre un quadro inedito sulla straordinarietà del sentiero, il tutto accompagnato da brevi approfondimenti in appendice e un glossario illustrato che rendono la guida un utile strumento per tutti, esperti e principianti di botanica. Pubblicata in coedizione con la città di Lugano, la guida è il risultato di un progetto della città - "Lugano al verde" - nato nel 2015 per valorizzare il territorio e promuovere la biodiversità. Per il sito Luganoalverde.ch Nicola Schoenenberger ha curato la pubblicazione di una serie di schede botaniche sulle specie che crescono lungo il sentiero di Gandria. Da quelle schede adattate è nata la "Piccola flora del sentiero di Gandria.
Isako ha un piano audace, meticoloso: sbarazzarsi nel giro di tre anni dell'anziano marito, Nobuhiro, che con le sue invenzioni ha fatto la fortuna della S. Optics, e impadronirsi di tutto ciò che possiede. Certo, può contare sul fatto che Nobuhiro è fragile di cuore, ma deve prima estorcergli un testamento che escluda le due figlie che lui ha avuto da un precedente matrimonio. Sesso e denaro: nient'altro conta per Isako. Seducente com'è, del resto, non ha problemi a manipolare gli uomini: dal marito, che la ama con senile devozione, al giovane che si porta a letto, il fascinoso Kanji, all'ex amante Shiotsuki - nipote di un alto papavero del Partito conservatore -, di cui sfrutta le influenti relazioni. Per Isako, in fondo, non sono che strumenti, sacrificabili. Difatti, quando Kanji viene accusato di aver picchiato a morte la donna con la quale viveva, pur di non essere coinvolta non esita a chiedere all'avvocato difensore - che lei stessa ha ingaggiato con l'aiuto di Shiotsuki - di farlo condannare. Anche l'avvocato, Saeki, non saprà d'altro canto resisterle a lungo. C'è però un nemico invisibile che nessuno può sgominare, il solo in grado di sventare le più gelide macchinazioni: il caso, di cui il finale svelerà la sbalorditiva incarnazione. Ritratto memorabile di una dark lady dalla sconfinata cupidigia, "L'attesa" è come sempre anche il ritratto di una società - quella del Giappone dei primi anni Settanta - asservita al profitto e affetta da una temibile astenia etica.
Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.
Diciassette anni lui, sedici lei. Si sono conosciuti in occasione di un concorso letterario aperto alle scuole della circoscrizione. Lui ha sfidato la timidezza e le ha lasciato il suo indirizzo, proponendole di scambiarsi delle lettere. Non sopportava l'idea di non vederla più. Vivono in città diverse e non hanno un posto per sé: ai loro sporadici incontri fa da sfondo il paesaggio urbano - i giardinetti, l'orto botanico, la stazione -, passeggiano in riva al mare o lungo il fiume, sospinti dalla promessa del futuro. È l'incanto del primo amore. Durante le interminabili chiacchierate, lei comincia a raccontargli di una città circondata da mura altissime, con un bel fiume, tre ponti di pietra, una torre di guardia, basse colline, un orologio senza lancette che sovrasta la piazza principale, unicorni dal mantello dorato, invisibili uccelli notturni. Qui le persone conducono un'esistenza frugale, ma senza privazioni. In realtà la vera lei è lì che vive, gli confida. Quella davanti a lui è soltanto un'immagine sbiadita, un'ombra, che ha preso il suo posto. Nella città dalle alte mura lei lavora in biblioteca: dalle cinque del pomeriggio fino alle dieci di sera aiuta il Lettore dei sogni. Sarà lui a ricoprire quel ruolo, gli dice, perché possiede i rari requisiti richiesti per la misteriosa funzione. Nei mesi in cui si frequentano, lui annota ogni dettaglio di quel luogo segreto che conoscono solo loro, e che vanno costruendo insieme. Poi, all'improvviso, la ragazza scompare. Per ritrovarla, lui dovrà spingersi oltre lo spazio e il tempo e sconfiggere le temibili barriere che li separano. Ma solo chi lo desidera con tutto il cuore può superare le alte mura ed entrare finalmente nella città. Mondi dalle sfumature oniriche, chimere intrise di malinconia, enigmatiche suggestioni che rapiscono e incantano: "La città e le sue mura incerte" è immerso nelle atmosfere ipnotiche e rarefatte che hanno reso celebre Murakami Haruki. Eppure si rivela anche un romanzo ben radicato nella realtà, una profonda riflessione sullo scorrere del tempo, sul rimpianto di ciò che abbiamo perduto, sugli sconfinamenti della verità, sul senso della nostra esistenza.
«Alcune esperienze sono estranee alla vita di tutti i giorni, "condannate per un certo tempo a errare nella notte" prima che la mente umana possa riconoscerle per ciò che sono o liquidarle come semplici fantasie». E sono proprio esperienze incomprensibili, quasi aliene, quelle al cuore del primo dei due romanzi scritti da William Sloane - due romanzi che, ignorando ogni rigida distinzione di genere, alla fantascienza intrecciano con sapienza orrore, giallo e commedia, e che Stephen King non ha esitato a definire «opere letterarie a tutto tondo». Qui la vicenda ha inizio una notte del 1936, quando Bark e Jerry, due giovani in visita alla loro ex università, trovano il professor LeNormand, luminare di astronomia, avvolto da un fuoco «mai visto», simile a «un parassita che lo possedeva e lo consumava, apparentemente dotato di vita propria». Ma come mai le fiamme che ne carbonizzano il corpo risparmiano tutto il resto, compresi i vestiti e le carte su cui stava lavorando? E chi è davvero Selena, l'intelligentissima, enigmatica moglie di LeNormand, comparsa dal nulla tre mesi prima, in apparenza senza passato e senza età, e destinata a sconvolgere la vita dei due giovani? Infine: quale inquietante rivelazione spinge poi Jerry al suicidio? Per scoprirlo dovremo attraversare con Bark una notte che ha i contorni di un incubo, ricostruire da capo una storia «tragicamente illogica e inspiegabile», e lasciare ogni certezza, perché forse la soluzione «sta in ciò che non sappiamo». Introduzione di Stephen King.
"Anche le donne sanno essere eroiche." Per la ventenne Frances "Frankie" McGrath, studentessa di infermieristica, questa frase è una rivelazione. Cresciuta nell'idilliaco mondo assolato della California del sud e protetta dai suoi genitori di idee conservatrici, si è sempre vantata di fare la cosa giusta, di essere una brava ragazza. Ma è il 1966, il mondo sta cambiando, e Frankie si ritrova all'improvviso a immaginare un futuro diverso, così, quando suo fratello parte per il Vietnam, lei decide di arruolarsi nel Corpo infermieristico dell'esercito. Inesperta come gli uomini mandati al fronte, Frankie è sopraffatta dal caos e dalla distruzione della guerra: ogni giorno è una scommessa tra la vita e la morte, tra la speranza e il tradimento. Sul campo incontra uomini fortunati, coraggiosi, spezzati e perduti con cui condivide esperienze e stati d'animo. Scoprirà il valore fondamentale dell'amicizia tra donne e il dolore che solo l'amore può causare. Ma la guerra è solo l'inizio per Frankie e i suoi amici veterani. La vera battaglia consiste nel tornare a casa e riprendere in mano la propria vita in un'America profondamente trasformata e divisa. "La stagione del coraggio" è la storia di una donna in guerra, che illumina tutte le donne il cui sacrificio è stato troppo spesso dimenticato. Un romanzo che parla di amicizie vere, di impegno e di amore per il proprio Paese, il racconto di una nazione e un ritratto intimo del diventare adulti in un'epoca pericolosa. Un romanzo memorabile in cui Frankie, con il suo idealismo e coraggio, definisce un'intera generazione.
Dipinto a Vienna nel 1910, il quadro di Gustav Klimt Ritratto di signora viene comprato da un anonimo collezionista nel 1916, rimaneggiato dal maestro un anno dopo e rubato nel 1997, per poi riapparire nel 2019 nel giardino di un museo italiano d'arte moderna. Nessun esperto d'arte, nessun conservatore di museo e nessun detective di polizia sa chi fosse la giovane donna raffigurata sulla tela ne quali misteri avvolgano la movimentata storia del suo ritratto. Dalle strade di Vienna del primo Novecento al Texas degli anni Ottanta, dalla Manhattan della Grande Depressione all'Italia contemporanea, Camille de Peretti immagina il destino della donna e dei suoi discendenti. Un affresco magistrale in cui si mischiano segreti di famiglia, clamorosi successi, amori contrastati, scomparse e drammi a fosche tinte.
Un noto scrittore e viaggiatore ha deciso di lasciare Parigi. Saluta gli amici, la fidanzata, il lavoro e gli impegni. Per sei mesi andrà a vivere in totale isolamento nelle foreste della Siberia, in una capanna di pochi metri sulle sponde del lago più antico del mondo, a 120 chilometri di distanza dal primo villaggio abitato, senza vicini di casa né strade di accesso. Lo attende una solitudine differente da quella del navigatore o dell'alpinista che attraversano paesaggi e scenari: nei boschi ghiacciati l'uomo sta fermo e viaggia dentro se stesso, e la natura si gode lo spettacolo. Da febbraio a luglio Sylvain Tesson si impone un ritmo preciso. La mattina legge, scrive, fuma, disegna. Seguono cinque lunghe ore dedicate alle faccende domestiche: bisogna tagliare la legna, spalare la neve, preparare le lenze, riparare i danni dell'inverno. La vera sfida di questi sei mesi è scoprire se si riuscirà a resistere. L'ispettore forestale che lo accompagna fin lì è chiaro ed enigmatico allo stesso tempo: "Questo è un posto magnifico per suicidarsi...". La solitudine può anche rivelarsi fertile. Quando non si ha nessuno a cui esporre i propri pensieri la carta diviene preziosa confidente, e il taccuino compagno fedele. I giorni trascorrono mentre si scruta il lago e la foresta, si pesca per la cena o si beve un bicchiere di vodka dopo una passeggiata tra i monti. Una sedia di fronte alla finestra è un punto di osservazione ideale per cogliere il respiro del mondo, l'inverno, l'arrivo della primavera.
"È qualcosa che viene dal passato... Ma c'è un problema: nel passato recente non si trova niente, quello remoto è troppo remoto per scavare". Milano, quasi centro, eppure periferia, "più di seimila appartamenti, famiglie, inquilini legali barricati in casa, abusivi, occupanti regolari, occupanti selvaggi", vecchi poveri, giovani poveri, italiani poveri, immigrati poveri, criminali poveri. Uno di quei posti incredibili, eppure reali, ormai senza rappresentanza politica, dove i piccoli stratagemmi di un welfare fai-da-te sono questione di sopravvivenza. Posti di cui l'informazione parla solo quando si tratta di sicurezza, o razzismo. A pochi chilometri da lì, in una via socialmente distante anni luce, un sessantenne imprenditore molto ricco e dalla vita irreprensibile viene freddato con due colpi di pistola. Una vecchia pistola. E sul corpo, un sasso. Ma "il morto non era uno che di solito muore così". E non sarà l'unica vittima. Per fronteggiare "il ritorno del terrorismo", il ministero manda un drappello di esperti burocrati. Ma la vera squadra d'indagine è clandestina, creata per lavorare sotto traccia e lontano dal clamore mediatico: sono Ghezzi e Carella, due poliziotti diversissimi tra di loro, ma entrambi fedeli più alla verità che all'immagine o alle convenienze. E non sono i soli a indagare su un caso in cui, dall'affascinante vedova agli intrecci d'affari, dalla legge alla giustizia, nulla è ciò che sembra. Carlo Monterossi, l'autore di un affermato programma tivù spazzatura, inciampa per avventura nel «caso dei sassi» mentre si trova a dover recuperare, insieme all'amico detective Oscar Falcone, un preziosissimo anello rubato. Tre storie destinate a incontrarsi in un intreccio dall'ordito perfetto, che resta fino alla fine coperto dal mistero.
A che serve il latino? È la domanda che continuamente sentiamo rivolgerci dai molti per i quali la lingua di Cicerone altro non è che un'ingombrante rovina, da eliminare dai programmi scolastici. In questo libro personale e appassionato, Nicola Gardini risponde che il latino è - molto semplicemente - lo strumento espressivo che è servito e serve a fare di noi quelli che siamo. In latino, un pensatore rigoroso e tragicamente lucido come Lucrezio ha analizzato la materia del mondo; il poeta Properzio ha raccontato l'amore e il sentimento con una vertiginosa varietà di registri; Cesare ha affermato la capacità dell'uomo di modificare la realtà con la disciplina della ragione; in latino è stata composta un'opera come l'Eneide di Virgilio, senza la quale guarderemm o al mondo e alla nostra storia di uomini in modo diverso. Gardini ci trasmette un amore alimentato da una inesausta curiosità intellettuale, e ci incoraggia con affabilità a dialogare con una civiltà che non è mai terminata perché giunge fino a noi, e della quale siamo parte anche quando non lo sappiamo. Grazie a lui, anche senza alcuna conoscenza grammaticale potremo capire come questa lingua sia tuttora in grado di dare un senso alla nostra identità con la forza che solo le cose inutili sanno meravigliosamente esprimere.
A Giverny in Normandia, il villaggio dove ha vissuto e dipinto il grande pittore impressionista Claude Monet, una serie di omicidi rompe la calma della località turistica. L'indagine dell'ispettore Sérénac ci conduce a contatto con tre donne. La prima, Fanette, ha 11 anni ed è appassionata di pittura. La seconda, Stéphanie, è la seducente maestra del villaggio, mentre la terza è una vecchia acida che spia i segreti dei suoi concittadini da una torre. Al centro della storia una passione devastante attorno alla quale girano le tele rubate o perse di Monet (tra le quali le Ninfee nere che l'artista avrebbe dipinto prima di morire). Rubate o perse come le illusioni quando passato e presente si confondono e giovinezza e morte sfidano il tempo.
L'Opera nasce dalla consapevolezza che la riparazione delle offese rappresenta una "funzione" costante nella storia dei sistemi penali, articolata, in alcuni fondamentali significati: riparare la legge, mettere la riparo la collettività, rieducare il colpevole e, infine, ristabilire dei legami. L'analisi ha preso in considerazione le esperienze e gli strumenti normativi sviluppati a livello mondiale negli ultimi cinquant'anni con particolare attenzione ai paesi europei e si è estesa all'illustrazione diacronica delle numerose fonti internazionali e unionali. Lo studio offre una panoramica completa della giustizia riparativa in Italia, dalla sua nascita all'introduzione della disciplina organica con il d.lgs. n. 150/2022. Il lavoro si è concentrato soprattutto sull'attenta lettura e interpretazione della nuova normativa, osservando le criticità del rapporto tra giurisdizione e programmi riparativi e suggerendo opportune modifiche, anche alla luce delle prime applicazioni. Sono stati illustrati tutti i passaggi necessari alla realizzazione degli organismi che daranno vita alla giustizia riparativa e, per concludere, sono stati discussi i profili di rilevanza costituzionale.
I Codici 2024 contengono nuovi rinvii normativi sistematici e indici analitico implementati. Sono altresì aggiornati, ad oggi, fino al decreto legge n. 89 del 29 giugno 2024. I Codici dal 2015 sempre ammessi al concorso di magistratura ordinario.
<DescrizioneBreve>
Non esiste un'età senza paura. Siamo fragili sempre, da genitori e da figli, quando bisogna ricostruire e quando non si sa nemmeno dove gettare le fondamenta. Ma c'è un momento preciso, quando ci buttiamo nel mondo, in cui siamo esposti e nudi, e il mondo non ci deve ferire. Per questo Lucia, che una notte di trent'anni fa si è salvata per un caso, adesso scruta con spavento il silenzio di sua figlia. Quella notte al Dente del Lupo c'erano tutti. I pastori dell'Appennino, i proprietari del campeggio, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c'erano più. Amanda prende per un soffio uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino a Pescara da cui era scappata di corsa. A sua madre basta uno sguardo per capire che qualcosa in lei si è spento: i primi tempi a Milano aveva le luci della città negli occhi, ora sembra che desideri soltanto scomparire, si chiude in camera e non parla quasi. Lucia vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c'è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e adesso fa gola agli speculatori edilizi, si vedono ancora i resti di un campeggio dove tanti anni prima è successo un fatto terribile. A volte il tempo decide di tornare indietro: sotto a quella montagna che Lucia ha sempre cercato di dimenticare, tra i pascoli e i boschi della sua età fragile, tutti i fili si tendono. Stretta fra il vecchio padre così radicato nella terra e questa figlia più cocciuta di lui, Lucia capisce che c'è una forza che la attraversa. Forse la nostra unica eredità sono le ferite. Con la sua scrittura scabra, vibratile e profonda, capace di farci sentire il peso di un'occhiata e il suono di una domanda senza risposta, Donatella Di Pietrantonio tocca in questo romanzo una tensione tutta nuova.