"Gli ebrei ed il Monte di Pietà in Ascoli" edito la prima volta nel 1942 e ristampato nel 1972, fu il primo studio dello storico ascolano Don Giuseppe Fabiani pubblicato dopo una serie di articoli scritti sull'argomento apparsi nel 1938 sul periodico Vita Picena. La ricerca dimostrò che il primo Monte di Pietà fu istituito in Ascoli nel 1458 per iniziativa di Fra Domenico da Leonessa dell'Ordine Francescano dell'Osservanza, quindi quattro anni prima di quello di Perugia. Il volume segue gli altri studi di Fabiani già riproposti in nuova edizione ed è arricchito da due saggi introduttivi: il primo dell'Ing. Franco Laganà, presidente della Fondazione dedicata allo storico ed educatore ascolano e il secondo di Ferdinando Campana, frate minore studioso dei Monti di Pietà.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàQuesto breve saggio non ha l'intento di offrire un panorama esaustivo su tutto ciò che concerne il bambino. Si tratta, piuttosto, di una raccolta di appunti di lavoro da utilizzare come una possibile traccia teorica per tentare di riaprire un dibattito epistemologico che negli ultimi tempi sembra quasi del tutto sopito, nonostante la miriade di libri sull'infanzia faccia pensare il contrario. Ci tengo a sottolineare che quando parlo di dibattito, lo intendo come disputa teorica, metodologica, epistemologica e non come una sterile polemica nei confronti di coloro che non fanno parte dello stesso campo di appartenenza. Mi preme altresì sottolineare che non si tratta di dimostrare che gli psicoanalisti sono depositari della verità mentre gli altri (psicologi, biologi, genetisti, psichiatri, etnologi, ecc.) brancolano nel buio. Intendo, invece, affermare che l'idea dell'essere umano, e dunque del bambino, che scaturisce da una attenta lettura della dottrina freudiana è incompatibile con quella proposta non soltanto dagli altri campi che si occupano del comportamento umano ma addirittura anche con gran parte della psicoanalisi post freudiana. Si tratta, infatti, di una lettura di Freud che divide lo stesso campo della psicoanalisi.Il filtro teorico attraverso il quale il sapere sul bambino è qui esposto ed analizzato è scaturito dalla mia lettura dell'opera di Freud e dalla rilettura che ne ha fatto Lacan. E' perciò un un saggio, dichiaratamente di parte. Ritengo che ciò possa facilitare il dibattito piuttosto che ostacolarlo. Non ritengo, infatti, corretta, l'operazione, assai df fissa, che consiste nell'assemblare i risultati raggiunti nei vari campi delle scienze umane ritenendo che in questo modo si possa avere un'idea più articolata del bambino e dell'essere umano. A mio parere, l'opera di Freud e Lacan è preziosa proprio perché ci mostra i limiti di questo tipo di taglio epistemologico. E' chiaro che il Freud ed il Lacan di cui mi sono servito sono il risultato di ciò che fin qui ho compreso della loro opera. Debbo inoltre aggiungere che non avrei potuto scrivere queste pagine senza l'insegnamento di chi prima di me ha cercato e cerca, faticosamente, di decifrare il pensiero di questi due psicoanalisti. Il mio ringraziamento va a tutti coloro, e non sono pochi, che mi hanno introdotto nel complesso campo della psicoanalisi.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàCon una prosa lineare ed essenziale, questo romanzo racconta la vicenda umana di Nazzareno Nardini, giovane carrettiere di fine Ottocento. Rimasto solo al mondo, Nazzareno incontra Gerolamo, un burbero e ambiguo compagno di lavoro, che gli impone la sua amicizia e la sua guida, iniziandolo agli elementari piaceri dei sensi: il vino e le donne. Nazzareno vive le nuove esperienze tra esaltazione e turbamento, finché, coinvolto in un torbido rapporto con una giovane prostituta, si sente oscuramente dominato da Gerolamo. Decide allora di liberarsi della sua influenza, ma l'unica compagna che gli resta è la propria solitudine. Più tardi conoscerà la felicità di un estatico amore per un'adolescente, Virginia, che, tuttavia, non potrà donargli altro che le emozioni del suo sorriso. Virginia, infatti, parte all'improvviso... Mentre attraversa questo vissuto, Nazzareno si chiede quale sia il senso dell'esistenza. Dopo essersi confrontato con una varietà di personaggi, a volte imprevedibili e pittoreschi (l'arciprete che lo ha preparato alla cresima, il suo vecchio maestro di scuola, un eremita adoratore del sole, un ignoto frate cappuccino, uno stravagante indovino filosofo), comprenderà che è l'imperfezione lo stato originale dell'uomo e dell'intero universo e, forse, anche di Dio... Con una prosa lineare ed essenziale, questo romanzo racconta la vicenda umana di Nazzareno Nardini, giovane carrettiere di fine Ottocento. Rimasto solo al mondo, Nazzareno incontra Gerolamo, un burbero e ambiguo compagno di lavoro, che gli impone la sua amicizia e la sua guida, iniziandolo agli elementari piaceri dei sensi: il vino e le donne. Nazzareno vive le nuove esperienze tra esaltazione e turbamento, finché, coinvolto in un torbido rapporto con una giovane prostituta, si sente oscuramente dominato da Gerolamo. Decide allora di liberarsi della sua influenza, ma l'unica compagna che gli resta è la propria solitudine. Più tardi conoscerà la felicità di un estatico amore per un'adolescente, Virginia, che, tuttavia, non potrà donargli altro che le emozioni del suo sorriso. Virginia, infatti, parte all'improvviso... Mentre attraversa questo vissuto, Nazzareno si chiede quale sia il senso dell'esistenza. Dopo essersi confrontato con una varietà di personaggi, a volte imprevedibili e pittoreschi (l'arciprete che lo ha preparato alla cresima, il suo vecchio maestro di scuola, un eremita adoratore del sole, un ignoto frate cappuccino, uno stravagante indovino filosofo), comprenderà che è l'imperfezione lo stato originale dell'uomo e dell'intero universo e, forse, anche di Dio... Giorgio Guglielmo Grisolia è nato in Calabria, a Castrovillari. Dal 1963 vive ad Ascoli Piceno, dove esercita la professione di avvocato. Nel 1959 ha pubblicato un racconto sulla rassegna di cultura calabrese "Il letterato". Ora, nella maturità, torna alla narrativa con il romanzo "Il
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàAmai trite parole che non uno osava.. (Alessandro Centinaro fra Saba e Whitman.) Un bambino mi chiese 'Cos'è l'erba? portandomene a piene mani ; / come potevo rispondere al bambino? Io non so cosa sia / più di quanto lo sappia lui. / Congetturo che potrebbe essere la bandiera delle mie / inclinazioni, tessuta di lana color verde speranza. / O congetturo che l'erba sia essa stessa un bambino, un fragile neonato del mondo vegetale... Immediato,orgogliosamente alieno da retorica, e dimessamente lirico, di quella naturale e calibratissima, perfettamente misurata musicalità che sola sa far risonare in eterno un verso; tale è il tono peculiare di uno dei più celebrati esordi poetici di Walt Whitman e, infondo, la cifra stilistica e ideale che ha sorpreso e incantato, con eguale intensità, semplici lettori e artisti scaltriti.La stessa cifra poetica che emerge, con significativa affinità, nelle liriche di Alessandro Centinaro e nell'universo, tenacemente dimesso e colloquiale, da lui evocato.Il modello di Whitman, tuttavia, subisce progressivamente, nell'elaborazione di Centinaro, un'ulteriore, accorta riduzione, purificandosi delle superstiti scorie d'enfasi oratoria che ancora attraversano il poeta americano, grazie all'esemplare correttivo di un altro umile cantore d'emozioni e sentimenti: Umberto Saba.La vena naturalmente elegiaca e il potere evocativo della poesia di Centinaro, dove le passioni più intense si placano in malinconici accenti d'ombra e dove un ritmo inatteso, da ballata medioevale o da cantilena popolare, erompe improvviso a scandire le immagini, con la tenace persuasività delle esperienze quotidiane e condivise, interagisce con i due maestri per creare una nuova, fascinosa alchimia fatta di parole antiche da tempo abbandonate, di passioni e di colori da tempo trascurati, di misure e sentimenti eterni come l'Uomo.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàVoleva iniziare a dipingere i 'bambolotti della speranza'. Era nata la sua prima nipote, l'evento aveva segnato in lui la rinascita, una ricomposizione di quella rottura con la vita che fluiva diretta dall'anima alle tele, con i resti di umanità straziata nello spazio cosmico. Quel disumano, che aveva sciolto nei colori acrilici acidi, levigati, freddi, cominciava ad appartenere al passato. Rincorreva l'appuntamento con il bagn etto di quella che chiamava 'la mia bamboletta, con l'ingrugnatura degli Anastasi'; la macchina fotografi ca era sempre pronta allo scatto nel salone della sua casa, per immortalarla. C'erano le nuove emozioni, semplici, e la voglia di trasmetterle attraverso la sua arte che lo spingevano ad alzarsi dal letto. I raffreddori della bimba, purtroppo, coincidevano coi i suoi momenti di recupero fisico e non riuscì più a dar vita a un tela. Nino era gravemente malato. La vita gli stava sfuggendo, ma non si abbatteva; lui che aveva avuto sempre interesse per la medicina, si negava l'evidenza dei referti. Era da poco andato in pensione, aveva 61, era ancora un uomo pieno di fascino. Ho avuto la fortuna di incontrano, per troppo poco tempo; si fermava da noi per un tè in giardino, quello della sua casa nella quale ci aveva voluti, suo figlio maggiore e me, nel desiderio di una famiglia numerosa per la quale essere di riferimento. Era il 2 aprile 1981. Andò in sala operatoria salutando tutti e dandoci appuntamento al dopo. Era pieno di entusiasmo, convinto di uscire dal tunnel della sofferenza, ma un aneurisma lo aveva già finito. È rimasto molto della sua presenza nella casa grande: quadri, argenti collezionava quelli inglesi antichi libri, il suo insegnamento. Sono trascorsi vent'anni dalla sua scomparsa, questo volume vuole ricordare l'artista, il suo tempo, brandelli della sua vita, le sue qualità perché non se ne perda la memoria. I saggi del professore Antonio D'Isidoro, del profe ssore Stefano Pap etti e dello psicoanalista Vincenzo Luciani e i ricordi del professore Alíghiero Massimi e dello storico Tito Marini svelano al lettore aspetti della personalità di Nino Anastasi non noti, il messaggio che affidava solo alle tele, le angosce delle quali non parlava mai, per offrire quell'immagine forte e sicura di cui tutti noi avevamo bisogno.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàLa vita di ognuno di noi, almeno quella terrena, non pare offrirci molte garanzie. Se ne siamo padroni si tratta pur sempre di una padronanza limitata, puntiforme. Anche là dove l'esistenza appare pianificata fin nei più piccoli dettagli, si rivela spesso un castello dalle mura di carta, pronto a disfarsi al primo vero soffio di vento. Immaginiamoci poi, quando si tratta del nostro incontro con la malattia. Soprattutto quando questa, lasciandoci intravedere la precarietà della nostra vita, ha un impatto dirompente sul nostro fragile equilibrio psicologico. Improvvisamente scopriamo il nostro essere mortali. Lo scopriamo con stupore, incredulità, rabbia, disperazione. Roberta Lazzarini ci narra come questo evento 'oltraggiosamente insensato' è vissuto all'interno dell'universo femminile. Si tratta di un racconto al femminile non solo perché scritto da una donna, ma anche perché attraverso storie di donne ci svela gli effetti sconvolgenti di una malattia tipicamente femminile: il cancro al seno. Se è vero che l'incontro con la malattia, la sofferenza, il terrore di non esserci più, è drammatico per tutti, è altrettanto vero, quando si tratta di cancro al seno, che i risvolti esistenziali e psicologici in ballo appaiono ancor più laceranti. In questo caso la posta in gioco è ancora più alta. Più alta perché anche quando si riesce a sconfiggere la malattia, quando la vita ha la meglio sulla morte, e ciò grazie alla prevenzione accade sempre più spesso, per la donna la partita non è ancora finita, ma entra in una fase altrettanto delicata. Se di fronte alla diagnosi di cancro la donna si trova a 'sospendere' la propria esistenza per porla nelle mani di un sapere che le sfugge e che appartiene ad altri, la guarigione la costringe in prima persona a fronteggiare le ferite che l'hanno segnata nel corpo e nell'anima. Attraverso le storie di Mirna e Marta, Roberta Lazzarini ci mostra il prezzo che queste donne sono costrette a pagare. Certo, Mirna e Marta hanno alle spalle storie molto diverse. Mirna è una donna che ha costruito la propria esistenza fondandola sulla ricerca di un altrove, di una dimensione, che non ha mai trovato e che ha fatto naufragare ogni suo sogno. Si tratta di una donna che non ha mai voluto vedere, neppure il cancro che si portava addosso. Marta al contrario è riuscita a crearsi una vita appagante, serena. Se è indubbio che l'amicizia con Marta rappresenta per Mirna la possibilità di intravedere un barlume di luce, di trovare un appiglio contingente ma reale, tuttavia entrambe sono accomunate da una esperienza che le oltrepassa e che risulta impermeabile, incomprensibile, agli altri. Dinanzi alla diagnosi di cancro, anche quando viene comunicata dal medico con tutta la delicatezza possibile, non è pensabile che si possa evitare un profondo trauma psicologico nella donna. Come scrive Roberta anche le persone più care possono diventare ingombranti. Le parole più dolci e accattivanti, non riescono a lenire un dolore ed un'angoscia che
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàPer solennizzare la giornata internazionale della donna, l'8 Marzo 2001, sono state proclamate le vincitrici del "1° Concorso Nazionale di scrittura femminile: I colori delle donne' indetto dal Coordinamento femminile CISL e dalla Provincia di Ascoli Piceno: Assessorato e Commissione per le Pari Opportunità.Questo volumetto nasce dal premio (contiene infatti gli scritti migliori, in prosa e in poesia, selezionati dalla giuria) e dalla generosa collaborazione dell'editore di "Lìbrati 'Si potrebbe chiedere. perché ancora un premio di poesia e perché "I colori delle donne"? La risposta non può essere banale e semplicistica. In breve: si è voluta dare a tutte le donne che hanno nel cassetto i frutti della loro creatività e della loro fantasia, la possibilità di uscire allo scoperto, senza limiti di età e soprattutto senza alcun onere economico. La possibilità di rivelarsi in tutte le infinite sfumature del sentimento, della gioia, del dolore, dell'amore, della passione politica e civile, della malinconia, del ricordo. Mille sfumature come quelle dei colori, dai più tenui e delicati ai più forti e decisi.I risultati sono stati brillanti, almeno a giudicare dalla grande partecipazione di donne di tutta Italia. Non semplice il compito della giuria formata da personaggi della vita culturale e giornalistica della città di Ascoli Piceno. Grandepartec:azione di pubblico alla premiazione che, alla presenza del Presidente della Provincia Pietro Colonnella e dell’ assessora alle Pari Opportunità Patrizia Rossini, ha visto vicine autrici giovanissime e meno giovani, in un ideale abbraccio fra le diverse generazioni legate da un fil-rouge che è quello del genere e della diversità che questo esprime.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilità“Storie che non vi piaceranno affatto”, sono sicuro, alla fine vi intrigheranno, introducendovi in un caleidoscopio di colori, rumors e personaggi in una galleria di situazioni pulp sbalordenti, quasi da racconti “del sottosuolo”, che vi prenderanno alla gola e non vi molleranno fino a quando non avrete finito di leggere l’ultima riga...È dunque possibile partire da Macerata, Ascoli Piceno, dalle Marche, dall’Italia, insomma dalla periferia del mondo, per conquistare la “propria” America?Certamente. Perché, come fa Oriana, in cuore occorre serbare la fiamma e la consapevolezza di chi siamo e di dove andiamo. Come ci insegnava l’Oracolo di Delfi: “Conosci te stesso” ed ancora “Niente di troppo”... (Dalla prefazione di Marcello Verdenelli)
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàGettarsi in mare aperto per diventare il proprio uomo rinascendo dal dolore è quello che fa continuamente Mario Granatiero e la sua poesia ne è la testimonianza. Essere un uomo libero, libero di vivere la propria sofferenza senza rigettarla ed evitarla, bensì abbracciandola, farla diventare l’albero maestro per raggiungere un’altra terra, un altro mondo, un altro “tempo da fondare”.…anche quest’ultimo libro di Mario Granatiero è, di fatto, un diario e si presenta come un quotidiano colloquio, un quotidiano remare con i muscoli – “I poeti usano i muscoli”, così si intitolava un recente festival di poesia organizzato a Riccione – controcorrente, contro i venti che sferzano l’amato mare.
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