Rocciatore, taglialegna, scalpellino, minatore, apicoltore: chi è Celio? Insofferente alle persone fino alla misantropia, si rifugia in se stesso, nell'ermeticità del dialetto ladino e nell'abbraccio ambiguo dell'alcol, che lo stringerà per tutta la vita, fino al delirio e alla morte. In quest'uomo, conosciuto durante la problematica infanzia e quarant'anni più vecchio di lui, l'autore troverà un inaspettato mentore, una protezione dalle violenze perpetrate dal padre, una via d'accesso privilegiata ai misteri e alla saggezza della natura, rivelatasi solamente per lui. Nel racconto, Mauro Corona si riscopre bambino, mettendo nero su bianco le parole - sempre misurate, mai lasciate al caso - dell'anziano amico e compagno di bevute, alla ricerca delle radici di un male di vivere sempre scacciato e mai sopito, nel duro e apparentemente impenetrabile cuore da montanaro. Una scrittura aspra, nervosa e autentica al pari del protagonista di questo romanzo, un libro che tiene viva la fiamma del ricordo e fa luce sul potere dell'amicizia, rara e inafferrabile ma capace di farsi salvifica nell'ostilità e nell'indifferenza del mondo.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàPer sostentare la madre malata, Osvaldo ha bisogno di carne, e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare parecchio tempo nel freddo del bosco, quando si imbatte in quello che sembra un enorme colpo di fortuna. Un camoscio appena ucciso, sepolto nella neve dai cacciatori, che verranno a riprenderselo. Osvaldo cede alla tentazione e prende il camoscio. Non ci vorrà molto perché i legittimi proprietari, i gemelli Legnole, due brutte persone, di corpo e di anima, vengano a sapere chi ha rubato il loro camoscio. E decidano che il colpevole dovrà pagare con la morte. Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi e alle montagne, tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, in fuga dalla ottusa follia dei gemelli, fino al sorprendente finale. Mauro Corona, ispiratissimo, ci regala un romanzo travolgente, ricco di colpi di scena, e animato da personaggi tanto realistici quanto archetipici. Attraverso la fuga di Osvaldo, Corona racconta lo scorrere delle stagioni, costruisce un romanzo di colori (il bianco della neve, il rosso dell'autunno, il giallo dell'estate) e riflette sul potere salvifico della natura: Osvaldo, anche se in fuga, anche se braccato, anche se affamato, sarà felice in mezzo ai suoi boschi.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàRicordare un tempo che è stato e non tornerà è un esercizio pericoloso. Cantare la fine di un mondo porta con sé il rischio di cedere alla nostalgia. Ma non è il rimpianto a guidare il racconto di Mauro Corona, bensì il bisogno di farsi testimone di un passato che i ricordi vanno a stanare di continuo. Come nella sua infanzia ertana era il susseguirsi dei mesi e delle stagioni a dettare i ritmi della vita, anche in questo scritto è il calendario a scandire la memoria, in un moto circolare lungo un anno che, dalla neve di gennaio, a quel bianco ritorna, per iniziare un nuovo ciclo. Nel paese ripido la modernità ha ormai eroso tradizioni antiche, la fretta si è sostituita al tempo manuale, quello in cui si sapeva ascoltare la Natura e proteggerne i valori. Tornare indietro significa compiere un viaggio in una cultura contadina perduta, riscoprendo esistenze semplici e creative, innestate su riti ancestrali e credenze sospese tra fede e superstizione. Sarebbe tuttavia ingiusto cedere alla tentazione di idealizzare un'età in cui ogni cosa era fatica, sacrificio, in cui tutto si consumava sempre uguale, perché dove non c'è ricchezza, per campare bisogna fare sempre le stesse cose. Attraverso questo lunario, Corona, pur non rinnegando il presente, cui riserva lo sguardo dello spettatore curioso, ripercorre tra memorie personali e condivise un'epoca aspra e dolce. Nella certezza che ricordare sia anche un modo per insegnare la speranza.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàQuattro cammini in alta montagna, uno per ogni stagione. Quattro porte per nuove conoscenze: quale saggezza ci insegnano gli alberi? Cosa possiamo imparare da lepri, marmotte e rapaci? Perché il bosco è un magico mondo tutto da rispettare? Il nonno guida gli amati nipoti Igor e Neve alla scoperta della vera natura e delle risposte a queste domande, fino alla quinta porta, la più importante: la porta del futuro, della vita e delle prove che, mentre cresciamo, la vita stessa ci pone. Età di lettura: da 11 anni.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàStorie che raccontano di quando il mondo era giovane, la puzzola era vanitosa, lo scricciolo era una briciola, il riccio era timido e liscio, il ghiro era insonne. Quarantaquattro favole contemporanee per capire meglio noi stessi attraverso la saggia lente della natura, le più belle che Corona ha "sentito" durante le sue lunghe camminate nel silenzio delle valli e delle cime innevate. Età di lettura: da 7 anni.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàLungo una strada tortuosa e stretta, che percorre una valle solitaria, aspra quanto serve per intimorire il viandante, sorge la casa dei sette ponti. Un edificio che parla di un vivere umile e dignitoso, velato di un qualche mistero. È qui, ai piedi dell'Abetone, che approda un ricco industriale. Quell'insolita costruzione lo incuriosisce, e decide di bussare alla porta... Sarà l'inizio della più sorprendente delle avventure, un viaggio tra sogno e realtà, presente e memoria, alla scoperta di sé e del vero significato dello stare al mondo.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàDal giorno in cui, sessant'anni fa, piovve terra sulla terra, e terra nell'acqua, e terra su duemila anime morte, di cui quattrocentottantasette bambini, a Erto il tempo ha continuato a oscillare tra dolore e speranza di rinascita, ricordi tragici e difficili presenti, memoria di una povertà aspra e dura ma viva e vitale che si riflette nel benessere vuoto e triste dell'oggi. La voce narrante di questo romanzo lirico, struggente, ferocemente intimo, conduce il lettore in un continuo andare e venire su e giù nel tempo: il vecchio ricorda e racconta il suo mondo com'era, prima che la cieca avidità dell'uomo lo distruggesse, e insieme racconta la sua vita, l'infanzia e la prima adolescenza, la spensieratezza di tre fratelli che si alterna alla incomprensibile violenza della vita famigliare, e che si deve misurare con il tormento di una comunità stravolta dal dolore. E poi la maturità e la vecchiaia, il presente, che porta su di sé il peso di una vita intera: e il simbolo di tutto questo sono le altalene del paese, che il narratore ricorda nel loro oscillare gioioso tra le grida felici dei bambini, e che vede oggi ferme, vuote, arrugginite. Un racconto poetico e sentitissimo, in cui Corona lascia libero il flusso dei ricordi e si concede ai suoi lettori con assoluta e generosa sincerità. I suoi luoghi, Erto, la diga, la montagna, così come le persone della sua vita, vengono filtrati dal tempo passato, e forse perduto, in un romanzo-monologo dove la profondità e il fascino del racconto sono impreziositi da una voce narrante sempre più risolta e convincente.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàAnche se ormai è vecio , anche se è un po' diffidente di fronte alla modernità, il nonno ha un'infinità di cose da insegnare a Igor e Neve, i suoi nipoti. Ed è per questo che decide di accompagnarli in quattro cammini in alta montagna con in spalla uno zaino pieno di ciò che serve, la curiosità prima di tutto. A ogni escursione Igor e Neve scoprono una stagione dell'anno, e a ogni stagione varcano una porta fatta di nuove conoscenze: quale saggezza ci insegnano gli alberi? Cosa possiamo imparare da lepri, marmotte, rapaci? Perché il bosco è un mondo magico che va rispettato e amato fino al più minuscolo insetto? Il nonu guida Igor e Neve alla scoperta delle risposte a queste domande, ma soprattutto li conduce a varcare la quinta porta, la più importante e misteriosa, quella che comprende tutte le altre: la porta del futuro, della vita e delle prove che, mentre cresciamo, la vita stessa ci pone. Età di lettura: da 11 anni.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilitàAl centro della poetica di Mauro Corona c'è il legame indissolubile tra l'uomo e la natura. Legame che le abitudini di vita metropolitane sembrano negare, ma che non può sfuggire all'uomo dei boschi e delle montagne, abituato ad ascoltare i racconti delle rocce su cui arrampica, del legno che intaglia, dello stormire degli alberi e delle orme degli animali. Abituato a guardare le creature del bosco negli occhi. Perché il bosco è magico, ha i suoi mille occhi e le sue mille voci. Bisogna essere persone speciali per saperle ascoltare. Mauro Corona proprio da quegli occhi e da quelle voci ha raccolto le storie di quando il mondo era giovane, la puzzola vanitosa, il riccio liscio e il ghiro insonne... fino ad arrivare a capire che molto meglio degli uomini gli animali conoscono il mistero della vita e della morte. E possono insegnarcelo. Un volume che raccoglie due amatissimi libri di Corona - Cani, camosci, cuculo (e un corvo) e Storie del bosco antico - e che vive del respiro delle creature, offrendo il ritratto di un mondo duro e poetico, animato di una sapienza antica e indispensabile.
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